Come distinguere il ruolo del fato dalle responsabilità
Troppe morti in sala parto. Prima Torino, poi Verona, poi Bassano del Grappa e adesso Brescia. Giovani mamme che non sopravvivono alla gravidanza e si portano con sé anche il loro bambino. Che cosa sta succedendo in Italia? Eccesso di attenzione mediatica? Effettiva carenza di assistenza? O altre motivazioni? Si sa, di gravidanza (e di parto) si può morire. Dappertutto, ma dove i sistemi sanitari sono più sviluppati si muore di meno. In Italia (come in Francia) il tasso è ridotto al minimo: 10 decessi ogni 100 mila nati vivi, secondo i dati del nostro Istituto superiore di sanità. Quindi il peggio può succedere. Adesso le cronache ci riferiscono un’epidemia di casi, con un po’ di enfasi, ma anche con uno stimolo alla riflessione. Alcuni si sono verificati in ospedali di tutto rispetto, anche universitari. Che, si suppone, abbiano servizi di ostetricia attrezzati e reparti di rianimazione efficienti (ma come stanno andando le cose dopo l’entrata in vigore dei turni per i medici?). Comunque vanno verificate le responsabilità. Altra questione: i punti nascita. Davvero oggi in Italia funzionano quegli ospedali che garantiscono i 500 parti annui per essere efficienti, come stabilito dal ministero? Un altro dato, squisitamente medico. Oggi l’età della gravidanza si è spostata sempre più in avanti e la salute della mamma può condizionare la gravidanza. Tutto da indagare.