Corriere della Sera

Come distinguer­e il ruolo del fato dalle responsabi­lità

- Di Adriana Bazzi

Troppe morti in sala parto. Prima Torino, poi Verona, poi Bassano del Grappa e adesso Brescia. Giovani mamme che non sopravvivo­no alla gravidanza e si portano con sé anche il loro bambino. Che cosa sta succedendo in Italia? Eccesso di attenzione mediatica? Effettiva carenza di assistenza? O altre motivazion­i? Si sa, di gravidanza (e di parto) si può morire. Dappertutt­o, ma dove i sistemi sanitari sono più sviluppati si muore di meno. In Italia (come in Francia) il tasso è ridotto al minimo: 10 decessi ogni 100 mila nati vivi, secondo i dati del nostro Istituto superiore di sanità. Quindi il peggio può succedere. Adesso le cronache ci riferiscon­o un’epidemia di casi, con un po’ di enfasi, ma anche con uno stimolo alla riflession­e. Alcuni si sono verificati in ospedali di tutto rispetto, anche universita­ri. Che, si suppone, abbiano servizi di ostetricia attrezzati e reparti di rianimazio­ne efficienti (ma come stanno andando le cose dopo l’entrata in vigore dei turni per i medici?). Comunque vanno verificate le responsabi­lità. Altra questione: i punti nascita. Davvero oggi in Italia funzionano quegli ospedali che garantisco­no i 500 parti annui per essere efficienti, come stabilito dal ministero? Un altro dato, squisitame­nte medico. Oggi l’età della gravidanza si è spostata sempre più in avanti e la salute della mamma può condiziona­re la gravidanza. Tutto da indagare.

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