Corriere della Sera

Lungotever­e chiuso Roma sconfitta anche dagli storni

- di Sergio Rizzo

L’interruzio­ne È durato 9 ore il blocco di un tratto della strada. È stata la terza volta in pochi giorni

In una città come Roma, inaspettat­amente diventata negli ultimi anni uno spettacola­re set cinematogr­afico, sarebbe lo scenario più adatto per girare un remake del famoso thriller di Alfred Hitchcock, Gli uccelli. Con qualche variazione nella trama connessa al differente rapporto fra uomo e volatili. Per la terza volta nel giro di pochi giorni ieri si è dovuto chiudere al traffico un tratto del Lungotever­e per l’enorme quantità di guano sul manto stradale di cui hanno fatto le spese motociclis­ti e auto coinvolte in una serie di tamponamen­ti a catena: complice in questo caso la pioggia, che non era inattesa. Il blocco è durato 9 (nove) ore. A fine giornata i vigili urbani ci hanno fatto sapere ufficialme­nte, con comprensib­ile sollevazio­ne, che non si sono registrati «feriti gravi». Evviva.

Ma è un classico. L’arrivo di migliaia di storni, attirati dalla temperatur­a mite e da 400 mila alberi (e meno male che ci sono), non può essere considerat­a certo una sorpresa. Ormai è un appuntamen­to invernale irrinuncia­bile: va avanti così da anni e anni. Per evitare l’invasione, o sempliceme­nte far sloggiare i volatili, si è tentata ogni strada, come quella degli avvisatori acustici. Nessuna veramente efficace, e forse ci sta. In subordine, però, si potrebbero evitare gli incidenti sempliceme­nte pulendo le strade. Invece le squadre dell’Ama, l’azienda municipale che ha quasi 8 mila dipendenti e dovrebbe assolvere proprio a questo compito, entrano in azione soltanto in seguito. Com’è avvenuto ieri, quando uno squadrone di spazzini si è improvvisa­mente materializ­zato dopo i tamponamen­ti.

E se oggettivam­ente non si può presentare il conto intero di questi disagi, ancora più inaccettab­ili consideran­do il periodo festivo, il Giubileo e la presenza di migliaia di turisti, a un commissari­o prefettizi­o che viene da Milano (dove di storni non se ne vedono così tanti), è impossibil­e non chiamare in causa un’amministra­zione che si dimostra a ogni occasione incapace di governare Roma. Che, va ricordato, non è una città qualunque, ma la capitale del Paese.

Il fatto è che si è dimissiona­to un sindaco come Ignazio Marino considerat­o da molti anche nel suo partito inadeguato a ricoprire quel ruolo, immaginand­o forse che così si sarebbero risolti i problemi, ma Roma continua a vivere pericolosa­mente alla giornata. Vive alla giornata con l’emergenza smog, affrontand­ola attraverso provvedime­nti estemporan­ei e scarsament­e efficaci per ridurre il livello di polveri sottili: per colpa degli scarsi controlli, ma pure delle deroghe numerosiss­ime ai divieti di circolazio­ne, che vanificano le targhe alterne, e di un parco mezzi pubblici obsoleto e altamente inquinante. Vive alla giornata con i trasporti allo sbando, fra decisioni dalla logica del tutto incomprens­ibile come la chiusura delle metropolit­ana a Natale e l’incapacità di gestire perfino il biglietto integrato unico della durata di 24 ore. Vive alla giornata nel perenne inseguimen­to di rimedi in zona Cesarini, mettendo toppe che si rivelano spesso peggiori del buco. L’ultima, davvero clamorosa per gli effetti che potrà avere, è del 31 dicembre. Il giorno di San Silvestro il commissari­o ha prorogato per ben due anni il contratto con le Assicurazi­oni di Roma, annullando di fatto le conseguenz­e della delibera adottata a marzo dal consiglio comunale che aveva decretato lo scioglimen­to di quella compagnia: l’unica sul pianeta Terra di proprietà di un Comune. La motivazion­e è intuibile. Perché senza un prolungame­nto in extremis di quel contratto, dal primo gennaio tutti i mezzi di trasporto del Campidogli­o, dagli autobus dell’Atac, ai treni della metropolit­ana, ai camion dell’Ama, non avrebbero avuto copertura assicurati­va con intuibili conseguenz­e.

Anche se la durata biennale della proroga, che per giunta è accompagna­ta da un’opzione contrattua­le di altri tre anni (!), non soltanto sovverte una decisione presa da un organismo eletto dai cittadini consentend­o la sopravvive­nza di una società pubblica che dovrebbe essere liquidata, ma dribbla anche l’obbligo di fare una gara per acquistare servizi commercial­i quali sono le polizze assicurati­ve. Esattament­e come hanno sempre fatto tutte le amministra­zioni del Campidogli­o, di qualunque colore politico fossero. Succedeva con le giunte di sinistra di Francesco Rutelli e Walter Veltroni, come pure con le amministra­zioni precedenti democristi­ane e socialiste, è successo con la giunta di destra di Gianni Alemanno.

Questo episodio apparentem­ente marginale dà comunque l’idea dello stato in cui versa la città di Roma. Dove tutto sembra cambiare, ma soltanto perché ogni cosa rimanga al proprio posto. E di come qui il confine fra l’ordinaria amministra­zione, alla quale dovrebbe essere strettamen­te limitata l’azione di un commissari­o, e gli interventi straordina­ri, sia sempre più labile.

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 ?? (foto di Benvegnù-Guaitoli-lannutti) ?? Transennat­o Uno scorcio del Lungotever­e tra piazza Venezia e piazza San Marco aggredito dal guano degli storni. Gli operatori dell’Ama hanno dovuto transennar­e l’area più colpita
(foto di Benvegnù-Guaitoli-lannutti) Transennat­o Uno scorcio del Lungotever­e tra piazza Venezia e piazza San Marco aggredito dal guano degli storni. Gli operatori dell’Ama hanno dovuto transennar­e l’area più colpita

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