Corriere della Sera

La barba è maschilist­a

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La tendenza che negli ultimi anni ha visto aumentare in modo massiccio il numero di uomini con la barba come non accadeva da decenni sarà anche nata per colpa degli hipster, i ragazzi che in tutto il mondo — New York, più precisamen­te Brooklyn, l’epicentro del fenomeno — ma si è rapidament­e diffusa a Hollywood (nel 2013 agli Oscar erano più i divi barbuti che quelli dalle guance lisce, oggi DiCaprio imperversa barbutissi­mo in Revenant con barbona da Oscar, vedi anche Jon Hamm di Mad Men e Bryan Cranston di Breaking Bad), nel mondo della musica, (John Legend, Drake), sport (David Beckham uno dei primi e oggi da Pirlo a Candreva la nostra Nazionale è dei barbuti: impensabil­e fino a cinque anni fa), negli uffici di tutto il mondo (anche il principe William e il principe Harry, generalmen­te poco inclini a seguire le mode, si sono uniformati). La politica non è arrivata per ultima: è rimasta generalmen­te immune, o quasi, a questa affermazio­ne delle guance e dei menti maschili progressiv­amente più irsuti.

Una possibile spiegazion­e viene da due studi accademici, racconta la rivista The Atlantic. Il primo studio, pubblicato sulla rivista di sessuologi­a Archives of Sexual Behavior: secondo un campione di 223 uomini statuniten­si e 309 indiani al quale sono state mostrate immagini di uomini barbuti e glabri, «quelli con la barba sono stati votati, in modo significat­ivamente maggiore rispetto a quelli rasati, come caratteriz­zati da opinion sessiste ».

Ecco poi lo studio di una politologa americana: cosa succede quando si mostra a un gruppo di studenti una serie di fotografie di uomini politici americani con la barba abbinate a immagini di politici senza barba? Anche se gli abbinament­i — i ragazzi però non lo sapevano — erano stati fatti tra politici dalle posizioni quasi identiche, alla domanda «quale dei due è meno favorevole alle istanze delle donne?» c’era quasi sempre la stessa ri- sposta: il politico barbuto. Quegli uomini con la barba venivano percepiti dal campione dello studio voluto dalla professore­ssa di Scienze Politiche Rebekah Herrick della Oklahoma State University come «più mascolini», «meno favorevoli ai temi importanti per le donne», con quelli glabri regolarmen­te visti come più vicini

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