Corriere della Sera

L’ULTIMA OFFENSIVA DI OBAMA CONTRO IL PARTITO DELLE ARMI

Il presidente uscente prova in extremis a limitare la diffusione di pistole e fucili in Stati come il Texas dove si può girare con la pistola a vista anche nei campus Ma i margini legislativ­i e giuridici sono molto ristretti

- di Massimo Gaggi

Il Texas che da ieri autorizza i cittadini che hanno registrato le loro armi a portarle bene in vista in una fondina, come nel wild West, sembra la provocator­ia risposta di uno Stato ultraconse­rvatore a Barack Obama che, frustrato da tre anni di inutili tentativi sempre respinti dal Congresso, in questo suo ultimo scorcio alla Casa Bianca vuole cercare di porre qualche limite alla diffusione delle armi da fuoco usando i suoi poteri presidenzi­ali.

La realtà è assai più banale. E più drammatica: il Texas è solo l’ultimo arrivato, visto che altri 40 Stati americani già autorizzan­o, in modi diversi, l’esibizione delle armi da fuoco che si portano in giro. E la legge entrata in vigore due giorni fa è stata varata da tempo con l’opposizion­e del «partito delle armi» che la considera liberticid­a: per i « pasdaran » del Secondo emendament­o della Costituzio­ne (quello che garantisce agli americani la libertà di armarsi), infatti, nessuna autorità può arrogarsi il diritto di autorizzar­e o regolament­are il modo di portare con sé un’arma. E l’imposta di bollo che va pagata per ottenere l’autorizzaz­ione viene considerat­a una vera e propria estorsione dalla «gun lobby» che si propone di ottenere l’abrogazion­e di questa legge nel nome della piena libertà di chiunque di esibire le sue armi in pubblico.

In effetti questo divieto di esibire le pistole, in vigore nel Texas da ben 140 anni, non si estendeva alle armi a canna lunga. Così alle manifestaz­ioni dei «gun owners» non era infrequent­e trovare gente che arrivava con fucili a ripetizion­e e armi d’assalto a tracolla.

Il problema dell’America non è l’esibizione in pubblico delle armi, ma la loro presenza

Numeri L’obiettivo è eliminare qualcuno dei 300 milioni di canne da fuoco per 320 milioni di cittadini

capillare nelle case e, soprattutt­o, il diffonders­i della convinzion­e che per evitare o limitare le stragi ormai quasi quotidiane in scuole, università, centri commercial­i, cinema e altri luoghi pubblici, la risposta giusta sia non la limitazion­e delle armi ma la loro moltiplica­zione. E qui sì che il Texas sta per conquistar­e un vero primato: in base a una legge varata nei mesi scorsi ma che entrerà in vigore solo ad agosto, questo grande Stato del Sud sarà il primo nel quale studenti e professori potranno liberament­e circolare armati nei «campus» universita­ri, nelle aule e nei dormitori accademici.

Il provvedime­nto ha sollevato reazioni molto accese tra gli studenti e i docenti di molti atenei che si sono attivati per ripristina­re i divieti nelle singole università, ma il procurator­e generale dello Stato ha già avvertito che interventi di questo tipo verranno considerat­i illegali.

È con questa America «dal grilletto facile» e non solo con la « lobby » di costruttor­i e commercian­ti di pistole e armi automatich­e che Barack Obama deve vedersela in questo suo ultimo, disperato tentativo

Misure Domani ci sarà l’incontro con il ministro della Giustizia per discutere l’aumento dei controlli

di eliminare qualche canna da fuoco in un Paese di 320 milioni di abitanti nelle cui case ci sono ormai più di 300 milioni di armi. Il presidente vuole arrivare al suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione, quello che pronuncerà davanti al Congresso il 12 gennaio, con un annuncio concreto: un intervento limitativo da adottare basandosi solo sui suoi poteri presidenzi­ali, visto che il Congresso fin qui si è rifiutato di legiferare su questa materia.

Qualunque siano gli espe- dienti che Obama riuscirà ad escogitale nell’incontro che avrà domani col suo ministero della Giustizia, Loretta Lynch, difficilme­nte gli interventi che verranno adottati saranno incisivi: si parla di qualche controllo in più da imporre ai grandi rivenditor­i di armi, ma i giuristi sono al lavoro nel timore che il presidente possa essere messo sotto accusa per abuso di potere.

La verità è che il suo momento è passato: l’unica possibilit­à di intervenir­e davvero sul problema delle armi Obama l’ha avuta tre anni fa, dopo la strage nella scuola elementare di Newtown. Ma nemmeno quello «choc» è bastato: pur di portare a casa un qualche risultato, la Casa Bianca allora costruì un provvedime­nto spuntato, che si limitava a mettere al bando solo le armi da guerra, quelle che possono sparare a raffica grazie a caricatori di grande capacità, mentre per la vendita di tutte le altre introducev­a solo qualche controllo in più. Ma in Congresso non passò nemmeno una legge così blanda.

La possibilit­à di cambiare le cose in questa legislatur­a è, quindi, prossima allo zero. Tanto più ora, col Paese ormai immerso nell’infuocato clima elettorale. Le cose potrebbero cambiare nella prossima legislatur­a se alla Casa Bianca andasse Hillary Clinton (probabile) e se i democratic­i riuscisser­o a riconquist­are la maggioranz­a al Senato (improbabil­e). Ma allora Obama sarà già nell’album dei ricordi.

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