LA BUROCRAZIA CIECA, SI PUÒ ESSERE IN REGOLA MA IL BENE DEI CITTADINI È TUTTA UN’ALTRA COSA
Al concorso per 20 posti da funzionario dell’Agenzia delle Entrate è arrivato quindicesimo su oltre mille partecipanti, la sua è stata un’ottima prova: Gian Marco Grosso ha iniziato i sei mesi di tirocinio a Genova a 1.500 euro al mese nella speranza di essere confermato e poter dare la caccia agli evasori. Nulla di strano, fin qui. Tuttavia Grosso era fino a due anni fa il vicedirettore del Centro fiduciario di Banca Carige che gestiva patrimoni di clienti speciali cui assicurava attenzione e riservatezza. Fin troppe, tanto che dopo la bufera giudiziaria abbattutasi sulla banca con l’arresto del presidente, il Centro fiduciario è stato commissariato, i dirigenti, compreso Grosso, arrestati con l’accusa di aver riciclato denaro in alcuni casi proveniente da evasioni fiscali per milioni di euro. Il Centro, hanno scritto i pm, era il «crocevia» di affari oscuri che prevedevano lo slalom fra le norme fiscali per scudare capitali senza dichiararlo. Grosso rimane indagato. Non sembra proprio la persona più adatta a sostenere la parte di chi combatte gli evasori fiscali. O sì? In fondo anche Tex Willer prima di diventare ranger ha avuto un passato da fuorilegge. L’Agenzia delle Entrate ha precisato che l’ex dirigente di banca non è ancora un dipendente ma un tirocinante e al momento del concorso non era stato rinviato a giudizio. Aveva quindi pieno titolo per partecipare e vincere. Per la burocrazia che avrà mille occhi ma non si sa dove guardano è tutto regolare. Oggi in banca a cercare di resistere agli ispettori di Bankitalia e al Fisco (lo sostiene l’accusa) domani a passare al setaccio i contribuenti. Grosso ha fatto anche causa contro il licenziamento da Carige, la sua difesa è semplice: «Prendevo ordini». Il suo avvocato si indigna: «Il mio cliente sta tentando di rifarsi una vita, lo vogliono martirizzare». Tutti rivendicano il loro essere in regola con le procedure. Ma il problema della burocrazia è esattamente questo.