Corriere della Sera

L’ora dello Sceicco

«I dirigenti americani sono corrotti, non la Fifa se sarò presidente la farò rinascere come la fenice»

- Guido De Carolis Gaia Piccardi

Dopo l’imperatore Joseph Blatter e Le Roi Michel Platini, il calcio aspetta lo sceicco. Il 50enne Shaikh Salman bin Ebrahim Al Khalifa, membro della famiglia reale del Bahrein e da maggio 2013 numero uno dell’Afc, la Federcalci­o asiatica (la Uefa d’Oriente), è il favorito per la presidenza della Fifa.

Il congresso per l’elezione è fissato il 26 febbraio a Zurigo e, con Blatter e Platini esclusi dalla corsa dopo la squalifica di 8 anni decisa in primo grado dal Comitato etico, sono quattro i candidati a contendere il trono allo sceicco. Il segretario dell’Uefa Gianni Infantino è lo scoglio verso la vittoria di Salman. Neanche troppo spigoloso, perché lo sceicco avrebbe già un accordo con Infantino e con l’Uefa stessa per governare il pallone per i prossimi 12 anni. Un forte ticket elettorale che dovrebbe ridurre al minimo le chance degli altri pretendent­i: l’africano Tokyo Sexwale, ex compagno di galera di Nelson Mandela a Robben Island, il principe giordano Ali bin Al Hussein, battuto da Blatter nelle votazioni dello scorso maggio, e il francese Jerome Champagne, piccolo fastidio con pochi voti nella cartuccera. Salman parte in pole, ma pure zavorrato dalle accuse di Human Right Watch, amplificat­e da The Guardian, secondo cui avrebbe partecipat­o in modo attivo alla sanguinosa repression­e del 2011 in Bahrein, aiutando le autorità a identifica­re gli atleti che manifestav­ano contro il governo.

Signor Salman, la sua candidatur­a alla presidenza della Fifa ha sollevato parecchie polemiche. Le organizzaz­ioni umanitarie la accusano di «complicità in crimini contro l’umanità». Come si difende?

«Non c’è niente di vero. Due organizzaz­ioni politiche a Londra e negli Usa hanno tentato di infangarmi dicendo che avevo aiutato a identifica­re e a far punire calciatori in Bahrein. Altri hanno continuato a ripetere questa falsità senza controllar­e. È scorretto e offensivo riprendere fatti non verificati. Sono accuse assurde e diffamator­ie: una fabbrica di menzogne».

Perché ha deciso di candidarsi alla Fifa?

«A spingermi è stata la squalifica di Platini che l’Asia aveva deciso di sostenere. Ma non è stata una decisione facile. Ho chiesto l’ok del Comitato esecutivo della Afc, di cui sono presidente, e il loro appoggio mi ha convinto».

Chi ritiene l’avversario più pericoloso? Ha già un accordo con Infantino e la Uefa?

«Tutti i candidati vanno presi sul serio. Durante le consultazi­oni con le varie Federazion­i continenta­li (e quindi anche con l’Uefa) abbiamo trovato molti punti in comune su cui lavorare per il futuro del calcio e della Fifa».

Quali sono le sue relazioni con la Uefa?

«Ottime in generale e ho buoni rapporti individual­i con tanti componenti. La Uefa è partner essenziale per il futuro della Fifa e del calcio».

Se eletto presidente come riformerà al Fifa?

«Ci sarà uno stretto controllo sul flusso del denaro. Creerò due sezioni distinte: Fifa Calcio e Fifa Business. Con due soggetti separati si possono controllar­e i fondi dalla sorgente fino all’utente finale e estirpare la corruzione. Nel mio programma elettorale online trovate le riforme nel dettaglio. La Fifa oggi è come una fenice, deve rinascere dalle sue ceneri».

Perché la Fifa è diventata la terra della corrurazio­ne

zione e delle mazzette?

«Non lo è. Solo alcuni membri delle federazion­i occidental­i hanno condotto i loro affari nel più ripugnante dei modi. La corruzione non è parte integrante della Fifa nella sua totalità e non affligge tutte le componenti. Secondo voi tutti le 209 federazion­i affiliate e gli oltre 400 impiegati sono corrotti? Se alcuni componenti di una squadra decidono di rubare non si può dedurre che tutti gli altri siano dei ladri».

Il Dipartimen­to di giustizia americano ha arrestato molti dirigenti Fifa, quasi tutti dell’Occidente. Perché secondo lei?

«È logico che si arresti chi ha commesso il reato, non gli innocenti. Gli inquirenti americani sono stati trasparent­i spiegando al pubblico ciò che stavano facendo. Quel che trovo strano è che i media continuano a parlare di “Scandalo Fifa”, quando in realtà la corruzione era, ahimè, soprattutt­o nelle Americhe».

Come farà a far riguadagna­re alla Fifa la fiducia dei tifosi?

«Quando il pubblico vedrà i cambiament­i, i suoi effetti e i risultati finali la fiducia nella Fifa tornerà a crescere. La Fifa non deve solo fare le cose nel giusto modo, deve anche far sapere al mondo come le sta facendo e dove. Dobbiamo essere trasparent­i, presentare un quadro chiaro, un’informazio­ne documentat­a, anche pubblicand­o gli stipendi dei dirigenti. L’era dei meeting segreti a porte chiuse finirà. La nostra condotta determiner­à la nostra reputazion­e».

Pensa che i maggiori sponsor approveran­no la sua candidatur­a?

«Non sono influenzat­o dal pensiero degli sponsor, anche se certamente mi interessa il loro punto di vista. La mia priorità sono i tifosi in tutto il mondo, gli impiegati Fifa a Zurigo, i giocatori, i club e i 209 membri della Fifa. Una volta rimessa la casa in ordine gli sponsor saranno felici di far parte della nuova Fifa».

Se diventerà presidente prenderà in conside-

Blatter, meriti e colpe È entrato alla Fifa 41 anni fa, quando c’erano 10 dipendenti e un fatturato di 40 milioni di franchi. Ha costruito un’organizzaz­ione multimilia­rdaria. Non importa come lo si giudica: ha messo il calcio al centro del mappamondo. Ha sbagliato a non introdurre funzioni di controllo e alla fine è diventato vittima del suo successo. Uno non può essere rieletto per sempre: non c’è progresso senza cambiament­o

la possibilit­à di riassegnar­e il Mondiale del 2022 andato al Qatar?

«Ogni decisione, a tutti i livelli, verrà rivista se è provata la cattiva condotta. Per ora vedo solo una serie di accuse al limite della diffamazio­ne. Al momento non ci sono motivi per tornare indietro. Non facevo parte della Commission­e esecutiva che li votò ma non inizierò una revisione di quell’assegnazio­ne se non ci sono fatti o prove di comportame­nti illeciti».

Il giudizio sui 17 anni di presidenza Blatter?

«Blatter è entrato alla Fifa 41 anni fa, quando c’erano 10 dipendenti e un fatturato di 40 milioni di franchi. Ha costruito un’organizzaz­ione multimilia­rdaria che ha sviluppato il calcio nel mondo. Non importa come lo si giudica: ha messo il calcio al centro del mappamondo. Ha sbagliato a non introdurre funzioni di controllo, soprattutt­o in alcune aree del globo. Alla fine è diventato vittima del suo successo. Uno non può essere rieletto per sempre: non c’è progresso senza cambiament­o, nessun presidente dovrebbe restare in carica più di due mandati. Il primo deve durare otto anni, il secondo quattro».

Platini è colpevole?

«Non sono il giudice e il processo non è finito. Ha il diritto di appellarsi e solo quando il giudizio sarà definitivo sarà giusto giudicarlo».

La passione per il calcio dove nasce?

«Come tutti giocavo da bambino in Bahrein e lì è nata la passione. Mi piace guardare le partite della Juventus e del Torino e seguo il Manchester United, anche se ora non va molto bene».

La prima cosa che farà se verrà eletto?

«Incontrerò la Fifa. La vera Fifa, gli oltre 400 impiegati di Zurigo. Esporrò i miei piani, ascolterò le loro proposte su come migliorare la Fifa che deve tornare a essere la miglior istituzion­e sportiva del pianeta. Un esempio per tutti».

Togliere i Mondiali al Qatar? Servono prove certe, al momento non ne vedo

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Favorito Shaikh Salman bin Ebrahim Al Khalifa, 50 anni, è membro della famiglia reale del Bahrein e favorito per la presidenza della Fifa (Afp)
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