Il tg delle 20, un rituale per oltre dieci milioni di telespettatori
Il 2015 è stato un anno particolare per l’informazione, segnato soprattutto dalle preoccupazioni per il terrorismo islamista (i due giorni di sangue a Parigi, all’inizio e nella seconda parte dell’anno), dal complicarsi della situazione internazionale, dalla difficile uscita dell’Italia dalla crisi economica.
Il Telegiornale resta la modalità più popolare di seguire le news per la maggior parte della popolazione italiana, talvolta persino l’unica. Il «rituale» del Telegiornale delle otto di sera resta dunque, anche nel 2015, un’abitudine per quasi uno spettatore su due: con un dato pressoché invariato rispetto al 2014, poco più del 48% dei telespettatori (più di dieci milioni e mezzo di persone) segue uno dei tre tg nazionali fra le 20.00 e le 20.30. Gli spettatori complessivi dei sette tg nazionali della sera tocca invece i 17 milioni di spettatori.
Nel complesso, l’equilibrio fra le diverse testate è rimasto stabile dopo il 2011, quando l’approdo di Enrico Mentana al Tg La7 ha visto quest’ultimo crescere fino a toccare il 10% di share quell’anno, per poi attestarsi poco sopra il 5%.
Nel 2015, rispetto al 2014, i tg Rai minori — Tg2 all’8,3% di share e Tg3 al 10,7% di share — e Tg4 (4,4% di share) tengono sostanzialmente le loro posizioni, così come Tg La7, mentre perde un po’ di terreno Studio Aperto (5,8% di share, con una perdita dell’1% di share rispetto all’anno precedente). Fra i notiziari delle ammiraglie si conferma invece con decisione la leadership del Tg1 della sera, con 5.503.000 spettatori medi, per una share del 24,6% (contro i 4.201.000 spettatori, 18,5% di share del Tg5).
Si tratta di un incremento per la prima rete Rai di circa l’1% di share, con un miglioramento progressivo in particolare fra i target più giovani (+5% di share sui 15-24enni dal 2012 a oggi) e un consolidarsi fra quelli più maturi e anziani. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel.