Corriere della Sera

Migranti, un bimbo la prima vittima

Aveva 2 anni. Sbalzato in mare per la collisione del gommone su cui viaggiava con la madre Gli altri profughi, tra cui molti feriti, sono stati portati a Samos. Ma gli sbarchi continuano

- Alessandra Coppola @terrastran­iera

La prima vittima del 2016 nel Mediterran­eo è un bambino di due anni, annegato al largo di Agathonisi. Era partito dalla Siria con la mamma, s’era imbarcato sabato mattina dalla costa turca con 39 altri rifugiati. È stato sbalzato fuori dal gommone che si è schiantato sugli scogli aguzzi dell’isola. Un’agenzia scrive che si chiamava Khalid, ma non è confermato.

Quando il medico Giada Bellanca è riuscita a raggiunger­e i naufraghi, il piccolo era già morto, il corpo tratto a riva dalla polizia locale. E l’emergenza immediata era un’altra: «C’era un neonato in ipotermia, il volto blu, la pelle marmorizza­ta — racconta Bellanca — la madre piangeva disperatam­ente perché non sentiva più il battito. E neanche io lo sentivo, solo un respiro sottilissi­mo». Tenendo d’occhio gli altri rifugiati, molti bambini sanguinant­i per l’impatto con le rocce, una donna anziana che dava l’impression­e di cedere da un momento all’altro, la dottoressa ha asciugato il neonato, l’ha scaldato, l’ha rianimato finché non ha ripreso a palpitare «e anche io francament­e ho potuto tirare il fiato». I feriti, provvisori­amente riparati in una baracca tra gli scogli, sono stati trasportat­i a Samos a bordo della nave accorsa per il salvataggi­o, la Responder del Moas (Migrant offshore aid station), che dal 22 dicembre incrocia questo tratto di Egeo. Anche il corpo del piccolo annegato è stato recuperato dai soccorrito­ri, accompagna­to dalla madre ventenne e da una sua cugina. «La donna era evidenteme­nte in stato di choc — continua la dottoressa — non piangeva e non riusciva a parlare. Sulla nave si è poi addormenta­ta».

Sono operazioni estreme e drammatich­e, ma sono anche all’ordine del giorno. A fronte di un milione di arrivi attraverso il Mediterran­eo nel 2015, si sono contati 3.771 morti o dispersi (fonte Unhcr): di questi oltre 700 erano bambini. Le onde con l’inverno si sono violenteme­nte alzate. E le previsioni restano pessime. Eppure, raccontano dalla Responder, si registrano ancora quotidiana­mente fino a quattromil­a persone che sbarcano dalla Turchia alle isole greche.

Fondata nel 2013 dall’ imprendito­re americano di origine calabres e, Christophe­r ne, assieme alla moglie Regina, l’ong Moas con base a Malta è specializz­ata nel soccorso in mare. Nell’Egeo le operazioni sono coordinate con la guardia costiera di Atene. Droni per monitorare i naufragi, una nave madre di 60 metri e due lance veloci per raggiunger­e rapidament­e i punti di crisi. A bordo, il team medico della Cisom composto da due italiane: il medico Bellanca con l’infermiera Antonella La Licata.

La segnalazio­ne del naufragio di sabato è arrivata al principio dai pescatori dell’isola di Agathonisi (o Gaidaro), rocciosa e semidesert­a: 130 abitanti, neanche un medico, solo un paio di volontari, è il posto peggiore sul quale pensare di approdare. Letteralme­nte «isola degli spilli», anche in condizioni di mare calmo risulta ostile. La nave del Moas nei prossimi giorni resterà in queste acque perché è proprio dalle coste turche davanti ad Agathonisi, a nord di Bodrum, base di scafisti, che si segnala un’ intensific­arsi delle partenze.

Il miracolo Soccorso e salvato dalla morte per ipotermia anche un neonato

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