La vittima
Adesso, chiuso in cella e sorvegliato a vista nel carcere di Perugia, Federico Bigotti — che compirà 22 anni il 13 gennaio — non fa che ripetere: «Io amavo mia madre...». Nel capo d’imputazione formulato dal procuratore Antonella Duchini, però, c’è scritto che il matricidio che il ragazzo avrebbe commesso la mattina del 28 dicembre scorso, colpendo in casa la signora Annamaria Cenciarini, 55 anni, «con reiterate coltellate, almeno 9», è avvenuto «con crudeltà» e «per futili motivi», «in occasione dell’ennesimo litigio». Non solo: Bigotti in passato avrebbe «maltrattato la propria madre con continue ingiurie e violenze psicologiche, minacce anche di morte e percosse, in un’occasione anche con un manico di scopa...».
Il caso è chiuso, dunque, ma nella villetta in località Varesina ora si è aperto un baratro nella testa e nel cuore di Antonio, operaio metalmeccanico in una ditta di Città di Castello, marito di Annamaria e padre di Federico, che malgrado il lutto e la disperazione ha scelto comunque di non abbandonare suo figlio: «Gli starò vicino — ha detto ieri all’avvocato
Annamaria Cenciarini
è stata trovata uccisa il 28 dicembre nella sua casa di Città di Castello (Perugia). Ieri per il delitto è stato arrestato suo figlio Fabrizio Vincenzo Bochicchio —. Ho capito troppo tardi che lui aveva bisogno d’aiuto...». L’avvocato Bochicchio, dopo l’arresto di sabato sera, dice che per il suo assistito probabilmente chiederà una perizia psichiatrica. Troppe stranezze, negli ultimi due anni. Troppe stranezze, anche dopo l’omicidio. Come quel selfie raccapricciante postato da Federico su Instagram, 24 ore dopo il delitto, con l’hashtag #riposainpacemamma, poi da lui stesso cancellato dopo aver collezionato circa 300 tra commenti e insulti, il più benevolo dei quali era «assassino!». O come l’autoscatto sorridente messo su Facebook sabato a poche