TARIFFE NEI ARMONIZZARE COSTI E QUALITÀ
SERVIZI PUBBLICI
Caro direttore, nuove tariffe, bollette trasparenti, sfoltimento delle partecipate. Il 2016 porterà con sé una nuova riforma dei servizi pubblici. Dalla riforma Madia ci aspettiamo un miglioramento, ma è illusorio pensare che possa, da sola, indurre un cambiamento epocale. Un effettivo cambio di passo richiede una visione ambiziosa: assicurare ai cittadini i migliori standard di qualità, allineandoci ai Paesi più progrediti, tipicamente del Nord Europa. Perché sia realizzabile servono almeno tre condizioni: buone politiche, imprese di servizi pubblici efficienti, cittadini consapevoli. E poi tanti investimenti. Temi delicati come l’inquinamento, lo smaltimento dei rifiuti, la disponibilità di acqua e la mobilità urbana, richiedono politiche di ampio respiro, capaci di selezionare le priorità, su un orizzonte temporale di medio periodo. E, invece, sono spesso trattati come emergenza.
L’allerta smog nelle città, il dissesto idrogeologico, i cumuli di rifiuti, i blackout energetici, sono i sintomi più evidenti dell’incapacità di disegnare uno scenario evolutivo fatto di scelte (non sempre popolari) che facciano l’interesse dei cittadini nel medio periodo. Impensabile, per essere concreti, pagare l’acqua un quinto della Danimarca e pretendere la stessa qualità. Più facile incappare nelle sanzioni Ue per i ritardi nella depurazione, con il risultato paradossale che i soldi dei cittadini vengono spesi in multe anziché in investimenti pubblici essenziali. Difficile ridurre l’inquinamento da automobili quando in Italia, in assenza di programmi specifici, si vendono un centinaio di auto elettriche contro le circa 20 mila della Norvegia. È necessario un salto di qualità delle politiche, una volta tanto a partire dalla definizione degli outcome, degli effetti finali e misurabili che si vogliono produrre.
Servono poi imprese efficienti, capaci di tradurre queste politiche in servizi di qualità. Anche qui c’è molta demagogia. Il dibattito pubblico o privato ne è un esempio eclatante. Non conta l’assetto proprietario del gestore, conta la sua capacità tecnica, organizzativa e gestionale. Conta la qualità del quadro di regolazione, che induca tutti gli operatori a raggiungere i migliori standard di efficienza, a mitigare gli incrementi tariffari, a competere, a investire.
Le politiche sono pubbliche per definizione. Le imprese, pubbliche o private che siano, devono misurarsi sui risultati ed essere competitive. Diversamente, devono essere espulse dal mercato. Si abbandonino per sempre vecchie tutele e protezioni. Servono progetti industriali credibili, nuovi modelli di aggregazione, una diversa qualità del management, visione strategica e grande capacità attuativa, attenzione ossessiva al servizio tanto quanto all’efficienza.
Serve, infine, un ruolo attivo e consapevole dei cittadini, per colmare il deficit culturale e di coscienza civica del nostro Paese. Non si risolve il problema dei rifiuti senza la collaborazione di tutti. Non si risparmia energia senza migliorare la qualità delle abitazioni. Non si valorizza il trasporto pubblico senza una riduzione dell’uso delle vetture di proprietà.
Le nuove generazioni dimostrano un’attenzione nuova a questi temi. Segno dell’importanza dell’informazione e del sistema educativo per un radicale miglioramento.
Per finire, le risorse. È necessario un «piano straordinario per la qualità delle infrastrutture e dei servizi pubblici», capace di colmare il clamoroso gap di investimenti rispetto al resto dell’Europa e di attingere a tutte le possibili fonti: fondi del Governo, di istituzioni finanziarie collegate e dell’Ue, investitori privati nazionali e internazionali, piani di investimento delle imprese di servizi pubblici. Sullo sfondo il ruolo delle Autorità di regolazione nello stimolare l’attrazione di capitali e la propensione ad investire. Di fronte ad un progetto credibile, anche il cittadino più riluttante comprenderebbe l’importanza di tariffe adeguate per usufruire di servizi degni di un Paese più moderno.
Presidente Utilitalia