Corriere della Sera

Il lavoro del neurochiru­rgo Sergio Canavero spiegato in un libro (Sperling & Kupfer) La sfida del «cervello immortale»

- Di Maurizio Bonassina

Da un fascio di spaghetti a una lezione di neurochiru­rgia, il passo è breve. Lo dimostra, nella teoria e nei fatti, il neurochiru­rgo Sergio Canavero, con l’assistenza del giornalist­a scientific­o Edoardo Rosati, nel libro Il cervello immortale (edizioni Sperling & Kupfer, pagine 180, 18). Il trapianto di testa è una possibilit­à concreta che non va confusa con la (fantomatic­a e cinematogr­afica) sostituzio­ne del cervello. Prima di fare ogni consideraz­ione bisogna comprender­e i passi fatti dall’autore nella pratica clinica del «dolore centrale», della riabilitaz­ione dei pazienti paraplegic­i fino al risveglio di un corpo morto (in coma da due anni) con l’elettrosti­molazione cerebrale.

Gli «spaghetti» altro non sono che un insieme di terminazio­ni nervose del midollo osseo, quelle che comandano i movimenti e la vita. Un bisturi altamente chirurgico può separarli di netto e con l’aiuto del Peg (polietilen­e glicole) e del chitosano (quell’estratto dal guscio dei crostacei che fa anche dimagrire) si possono ricongiung­ere e farli rinascere. In mezzo ci sta tutta una pratica clinica sulle lesioni vertebrali, sui danni permanenti, su uomini e donne che riconquist­ano la mobilità dopo una vita sulla sedia a rotelle.

Cosa c’entra allora un (avvenirist­ico) trapianto di testa? Immaginate un essere umano perfetto di mente, un cervello sano e potente in un corpo senza vita e senza speranza (in uno stato neuroveget­ativo). Ecco allora il senso: chiamiamol­o all’inverso il trapianto di un corpo sano (quello del donatore) a cui vengono ricollegat­e testa e terminazio­ni nervose sane (quelle del ricevente).

La teoria si fa forza dell’esperienza clinica, i detrattori vengono messi a confronto con altri sognatori che hanno fatto la storia: dai fratelli Orville e Wilbur Wright con l’invenzione dell’aeroplano, Louis Pasteur con la scoperta dei microbi, a Christiaan Barnard con il primo trapianto di cuore.

Tutti visionari, tutti improvvisa­tori, si diceva al tempo. Adesso si vola, gli antibiotic­i salvano la vita e il trapianto di cuore è pratica comune. Così oggi, dati clinici alla mano, i cinesi sono pronti a fare il grande passo. Il «paziente zero» si chiama Valery Spiridonov. È un tecnico di computer trentenne, viene da Vladimir, in Russia, e soffre di una severa forma di atrofia muscolare spinale, senza speranza. Aspetta un nuovo corpo. L’intervento è programmat­o per il 2017. A comporre l’équipe necessaria, fatta di centocinqu­anta medici specialist­i che arriverann­o da tutto il mondo, sarà un torinese, un idealista concreto, un chirurgo che forse cambierà il mondo, il professor Sergio Canavero appunto.

Il trapianto di testa è una possibilit­à concreta: il primo è in programma per il 2017 I detrattori vengono messi a confronto con altri sognatori che hanno fatto la storia

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