Brutta, cattiva e irresistibile
La serie A è il torneo più falloso e più tattico ma basta l’equilibrio a garantire lo spettacolo
Quasi cento anni fa, lo juventino Antonio Gramsci scrisse una nota su l’Avanti!, dal titolo «Football e scopone». Il concetto espresso dal futuro fondatore del partito comunista è che gli «italiani allo sport preferiscono lo scopone. All’aria aperta preferiscono la clausura in una bettola-caffè, al movimento la quiete intorno al tavolo». Con tutto quello che ne consegue. Poco «fair play» ma «urla, pugni sul tavolo e spesso sulla faccia dell’avversario o del complice. Diffidenza reciproca, diplomazia segreta. Carte segnate».
Quando però si esce dal torpore delle festività e lo scopone si trasferisce sul campo di calcio, la via italiana al football può anche diventare interessante. Soprattutto perché al tavolo dello scudetto d’inverno ci sono almeno 4 squadre (con la Roma subito dietro), con le prime 3 in racchiuse in 2 punti. Un ingorgo in alta quota che non si vedeva dal 2002. In testa allora c’era la Roma. Ma poi vinse la quarta (correva il 5 maggio), che allora come oggi si chiama Juventus.
Con la sconfitta dell’Inter, a San Siro contro la Lazio, prima della sosta l’atmosfera è ulteriormente cambiata e il fumo nella bettola è diventato più denso. Perché l’equilibrio è sempre maggiore e questo esalta ed esaspera tattica e tatticismi, tabelle e possibili rilanci sul mercato. Il livello del gioco però non sembra alzarsi e il raffronto con Premier, Liga e Bundesliga è sempre in difetto: la serie A ha la media gol più bassa (2,54 a partita), la media di tiri nello specchio della porta inferiore (8,15), la media di falli fischiati più alta (30,75, in Premier è di 21,64). E quella di ammonizioni (4,94 a partita) e soprattutto espulsioni (già 62) è di gran lunga la peggiore.
La serie A sarà anche l’università della tattica, ma le lezioni sono continuamente interrotte, a dilan scapito di intensità e spettacolo. E se il pubblico negli stadi aumenta (22,265 a partita), il miglioramento è infimo (200 anime di più in media a partita rispetto allo scorso anno). Ed è arrivato solo perché l’Inter (+35% di pubblico) è di nuovo vincente e la Juve (comunque -2,8%) col suo Stadium riescono a compensare i vuoti di Roma (-12 %), Lazio (-36%) e Mi- (-6%). Per il resto la media spettatori, anche in tv, non autorizza troppo entusiasmo.
Ma il campionato «cattivo» e bruttino è comunque il più combattuto degli ultimi anni. E l’interruzione che può lasciare davvero il segno sugli equilibri è quella della lunga sosta natalizia. Domani si comincia col derby di Genova e della classifica precaria di Genoa e Samp. Poi si parte con la mini volata per decidere il campione d’inverno: chi è passato per primo al giro di boa poi in 57 occasioni su 82 ha vinto lo scudetto e dal 2005 nessuno inverte questa tendenza. L’Inter (36 punti) ha Empoli e Sassuolo. La Fiorentina (35) gioca con Palermo e Lazio. Il Napoli (35) con Torino e Frosinone. La Juventus (33) sfida Verona e Samp. La Roma (32) riparte da Chievo e Milan. Non ci sono scontri diretti, quindi. Ma è solo questione di tempo. E di dettagli non certo secondari. Nel girone di ritorno l’Inter ne gioca 3 su 4 in trasferta. La Juve 3 su 4 in casa. Così come la Fiorentina e la Roma. Il Napoli invece ce li ha tutti e 4 fuori casa.
Poi c’è l’Europa. Per tutti, finché dura, ma non per l’Inter che ha più tempo per rifiatare e preparare le partite. La Juventus, a cavallo della super sfida di andata contro il Bayern Monaco negli ottavi di Champions (23 febbraio) gioca contro Napoli e Inter. Peserà anche l’unica sosta per le Nazionali a fine marzo (l’Italia affronta Spagna e Germania). Senza contare l’estate di fuoco con Europeo extralarge, Copa America e Olimpiade. Peserà tutto. E il gioco — tra stanchezza e calcoli incrociati — si farà ancora più duro. E sarà davvero bello solo per chi vincerà.
Mezzo scudetto Corsa a quattro per il titolo d’inverno, ma neppure la Roma, 5ª a-4, è tagliata fuori