«Pari dignità alla Lega Pro, altrimenti sarà lotta dura»
Il neo presidente Gravina parla dei rapporti tesi con Tavecchio e Lotito: «Ora pronto a collaborare»
«Chi ce l’ha con me se la prenda con me, non con la Lega Pro». Anzi, con la serie C, così come la vuole ribattezzare Gabriele Gravina, presidente appena eletto con un anno di mandato davanti, che usa la frase a effetto (in dialetto, per altro) per fissare il primo e più importante concetto in prossimità del suo debutto in Consiglio federale in qualità di vertice della Lega più martoriata del calcio italiano. Lì, a fine mese, si porrà subito una questione politica: si sa dove stava il Gravina consigliere, all’opposizione, ma dove starà il Gravina presidente, con più responsabilità e impatto (il 17% del calcio) in Consiglio? Come saranno i rapporti, spesso tesi in passato, con Tavecchio e Lotito? Insomma, sarà guerra o armistizio? «Per me non c’è più importanza, solo più responsabilità — dice —. Non cambierò la mia politica, oggi a maggior ragione. Siamo componente del sistema federale. Ci sono dei problemi e dovremo fare sacrifici. Ma è necessario il supporto della Figc, non posso pensare che non ci sia condivisione. Per cui, fine dei litigi e delle rivendicazioni personali».
La missione, insomma, diventa ragion di Stato. E per tirare su una Lega Pro ridotta in ginocchio dalle polemiche politiche, dalla scarsezza di risorse, dalle inchieste, dalle scommesse clandestine e da un’opacità diventata humus perfetto per far attecchire tutto ciò di cui sopra, si può anche lavorare sul compromesso. «Non tendo la mano verso gli uomini, è solo voglia di trovare le soluzioni che, in un sistema, non possono essere molecolari — ancora Gravina —. Lotito vale uno, è un falso problema. Lui si è autoproclamato “dominus” del calcio italiano ma è solo un ventitreesimo del Governo...».
Cioè, se il bene supremo è la restaurazione della Lega Pro, allora tutto il resto diventa accessorio. Altrimenti si torna in trincea: «Ho il dovere di recuperare l’ottimismo. Serve una nuova immagine per una nuova prospettiva. E dalla Figc voglio pari dignità: in cambio avrà massima collaborazione. Certo, se ci vogliono emarginare perché non accettiamo i principi di arroganza, allora sì, sarà lotta dura. Per il bene del calcio dobbiamo lavorare insieme, sennò è meglio che qualcuno si faccia da parte. Voglio essere positivo, ma bisogna che tutti lo siano».
Ottimismo, trasparenza, organizzazione, dignità: nel reset globale emergono concetti che non sarà facile innestare in un contesto viziato dal sospetto delle combine, delle telefonata Lotito-Iodice, dal caso Macalli-Pergocrema. «Il calcioscommesse è un male del calcio, non della Lega Pro — ancora il neopresidente —. Servono più formazione e informazione, più cultura. Gli altri sono problemi di natura personale. Ma è vero che serve più trasparenza, più senso di responsabilità, più organizzazione. In Consiglio porterò subito un atto che possa dare speranza ai club: un format chiaro, 60 club come da Noif, che tenga conto anche delle garanzie. E poi le risorse, c’è da stabilire una nuova politica dei servizi: perché per esempio la Lega Pro è costretta a sostenere spese arbitrali maggiori rispetto alle altre leghe?». Tanti problemi da risolvere, un solo anno a disposizione. «So che il tempo è breve e che le aspettative sono alte: farò l’impossibile. Il mio obiettivo primario è restituire dignità alla Lega, finora i club hanno chiesto udienza, ma sono stati sempre mortificati».