Corriere della Sera

«Riportatem­i mio nipote È il bimbo del video Isis»

Il nonno inglese lo riconosce: «E’ Isa Dare, sua madre è la mia Grace»

- Di Fabio Cavalera

Il piccolo con la mimetica che parla inglese nel video in cui 5 prigionier­i vengono giustiziat­i riconosciu­to dal nonno. La madre è «una sposa della jihad».

«Certamente è il figlio della mia Grace». Non ha dubbi Henry Dare, taxista londinese, quando parla con il Daily Telegraph: quel bel bambino, quattro o cinque anni, con i folti capelli neri e increspati, la fronte bendata dalla fascia nera e la tuta mimetica, il braccio e il dito sinistro a indicare l’orizzonte, è il suo nipotino. Isa si chiama. E compare alla fine del video che lo Stato Islamico ha diffuso due giorni fa per divulgare l’esecuzione di cinque prigionier­i, cinque presunte spie britannich­e. Isa compare alla fine del terribile filmato (che ha sancito l’arrivo di un nuovo tagliagole anglofono che ha preso il posto di quel Jihadi John eliminato nel 2015 da una bomba americana). Si sente la voce del piccolo pronunciar­e poche parole: i jihadisti «ucciderann­o gli infedeli».

Ad atrocità si aggiunge atrocità, perché di questo si tratta: un bambino usato per comunicare il linguaggio della guerra. Grace (Grazia), la mamma, la figlia del taxista, è scappata in Siria nel 2012. Ventenne viveva nel sud est londinese, si è sposata con un coetaneo svedese, di origine turca, pure lui richiamato dalle suggestion­i della radicalizz­azione islamica e insieme sono partiti per Raqqa. Grace ha modificato il suo nome ed è diventata Kadijah, ha aperto un profilo twitter, poi oscurato ma nel quale ha fatto in tempo a postare messaggi di estrema durezza e foto raccapricc­ianti. Ha scritto e rilanciato in Rete, un’ora dopo che l’Isis aveva decapitato il giornalist­a James Foley: «Voglio essere la prima donna a uccidere un terrorista inglese o americano». E sempre su Twitter, nel 2014, ha pubblicato l’immagine del piccolo Isa con in mano il fucile AK47, il Kalashniko­v. Era cattolica. E aveva frequentat­o una scuola cattolica a Londra. I genitori, Henry e Victoria, nigeriani e devoti cattolici. Poi Grace, adolescent­e, ha cominciato a frequentar­e un gruppo di giovani del centro islamico di Levisham, lo stesso gruppo da cui usciranno i killer del soldato Lee Rigby massacrato a Woolwich, in strada a colpi di machete il 22 maggio 2013. Un bel giorno un vicino di casa ha sentito una ragazza col burka che lo salutava: «Ciao, non puoi riconoscer­mi, sono Grace». Quella fanciulla, alla quale il vicino di casa regalava una sterlina perché portasse il cane in passeggiat­a tutti i giorni, si era convertita, assorbita dalla martellant­e propaganda via Internet e dalla compagnia di Lewisham. Ed è fuggita. In Turchia e da lì in Siria.

A Raqqa si era fatta intervista­re da una troupe di Channel 4. Un documentar­io. Lei, il marito col soprannome Abu Bakr arruolato nel «battaglion­e dei migranti», i loro Kalashniko­v appoggiati al muro e il pick up parcheggia­to fuori. Ancora: lei e le sua nuova vita nello Stato Islamico, la spesa quotidiana con l’unico rimpianto che le era rimasto: «Non avere più il mio adorato cibo cinese». La scelta dell’Islam: «Portavo il velo e la gente di Londra mi urlava di tornare al mio Paese e io rispondevo che ero nata dietro l’angolo». Il bambino, Isa, in fasce o quasi. Il fanatismo divenuto banale normalità che stritola una piccola creatura.

I giornali inglesi avevano intercetta­to i genitori e la madre in lacrime aveva detto: « È l’unica figlia che ho, il diavolo me l’ha portata via». Ogni tanto una telefonata dalla Siria. Le sue tracce comparivan­o sempre su Twitter, prima che le venisse congelato il profilo.

Grace, Grazia. Ora Kadijah. È il quotidiano Daily Telegraph a svelare che Isa, il bimbo dell’ultimo filmato dell’Isis, è suo figlio. Il nonno Henry, il taxista, l’ha confermato. «È lui ne sono sicuro». Arrabbiato? «Più che altro preoccupat­o, ma purtroppo non posso fare niente. Posso solo sperare che un giorno qualcuno li riporti indietro».

Il filmato Il piccolo compare nel filmato in cui vengono uccise cinque presunte «spie britannich­e»

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 ??  ?? Al fronte La madre del piccolo Isa, la britannica di origini nigeriane Grace Dare, con il marito svedese di origini turche Abu Bakr a Raqqa, in Siria, dove lui sarebbe stato ucciso
Al fronte La madre del piccolo Isa, la britannica di origini nigeriane Grace Dare, con il marito svedese di origini turche Abu Bakr a Raqqa, in Siria, dove lui sarebbe stato ucciso
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Bandana nera Il piccolo Isa, nipote di un tassista di Londra, nel video dell’Isis

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