Corriere della Sera

Cucchi, il carabinier­e e le vie dell’ingiustizi­a

- Di Aldo Cazzullo Bianconi, Sacchetton­i

Èuna strada già percorsa indicare «responsabi­li» di un «omicidio di Stato». Una strada che non conduce alla giustizia, ma a nuove ingiustizi­e.

Una strada che non ripara a un lutto, ma ne prepara altri. La storia non si ripete mai allo stesso modo; e in particolar­e i richiami agli anni Settanta sono sin troppo frequenti. Ma i post con le foto dei «colpevoli» sembrano davvero la versione digitale di gogne che negli anni di piombo, in un contesto ovviamente diverso, venivano costruite con le montagne di carta degli appelli, delle vignette, dei volantini. Non si assomiglia­no le vicende, si assomiglia­no i fenomeni, che crescono in modo esponenzia­le: non a caso, il giorno dopo che Ilaria Cucchi ha additato all’odio del web un carabinier­e indagato per la morte del fratello, la sorella di un’altra vittima, Lucia Uva, ha fatto lo stesso con un poliziotto. Ed è un fenomeno da fermare. Per le stesse ragioni che ci hanno indotti e ci inducono ad appoggiare la battaglia di giustizia che Ilaria Cucchi ha portato avanti in questi anni. Il rispetto del corpo dell’arrestato è il fondamento dello Stato di diritto. Qualsiasi violazione va perseguita con rigore. Il caso Cucchi era stato liquidato con leggerezza. Solo la tenacia di una sorella e di una famiglia l’ha tenuto vivo. Ma la strada passa dai processi, non dai social network. Ilaria stessa l’ha scritto su Facebook: «Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello...». È davvero così: in questo modo ci si fa del male. E si rischia di farne involontar­iamente ad altri. È una tentazione, quella di vendicare o rivendicar­e in rete, cui anche uomini dello Stato hanno ceduto. E hanno sbagliato. Alcuni sono stati sanzionati, altri dovrebbero esserlo. Ma gli errori altrui, talora i crimini, non consentono il ricorso a una giustizia rapida ma sommaria come quella digitale. Resistere è difficile, in un Paese dove troppo spesso il male resta impunito. Ma resistere è sempre necessario.

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