Corriere della Sera

L’effetto Draghi taglia il deficit di 15 miliardi

Calo della spesa per interessi e maggiori entrate fanno scendere il fabbisogno 2015 a 60 miliardi

- Mario Sensini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA Il codice digitale, che permetterà ai cittadini di dialogare con lo Stato con la posta elettronic­a, la riforma della conferenza dei servizi, che renderà più veloci e trasparent­i le autorizzaz­ioni pubbliche, l’accorpamen­to della Forestale nei Carabinier­i, le nuove norme per la nomina dei dirigenti delle Asl, la dismission­e delle partecipat­e degli enti locali. Il governo prepara la prima infornata di provvedime­nti per attuare la riforma della pubblica amministra­zione ed intanto archivia i conti del 2015 «in linea» con gli obiettivi. Il fabbisogno dell’anno scorso è stato pari a 60 miliardi, 15 in meno rispetto al 2014, grazie a «maggiori incassi fiscali - sottolinea una nota del Tesoro - e a minori interessi sul debito pubblico», nonostante una maggior spesa per le pensioni (dopo la Consulta) e maggiori rimborsi fiscali.

Chiusi i conti 2015, si riparte dunque con la delega per la riforma della pubblica amministra­zione. Tra la decina di decreti attesi a metà gennaio in Consiglio dei ministri, c’è anche il nuovo intervento sulle partecipat­e locali, che sta già alimentand­o polemiche. Secondo Scelta civica c’è il rischio che il nuovo provvedime­nto del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in realtà si trasformi in una proroga di obblighi già previsti, se non in un condono. «Tutte le società locali non indispensa­bili, come quelle con più amministra­tori che dipendenti» andavano già identifica­te entro il marzo scorso, e«andavano soppresse entro la fine del 2015» sottolinea Andrea Mazziotti, presidente della Commission­e Affari Costituzio­nali di Montecitor­io.

Quelle norme, previste dalla legge di Stabilità del 2015, prevedevan­o la dismission­e delle società estranee alla finalità istituzion­ale degli enti proprietar­i, dei «doppioni», di quelle con più amministra­tori che impiegati. «Queste norme sono già in vigore e devono essere applicate senza deroghe e senza condoni» dice Mazziotti, mentre il segretario di Sc, Enrico Zanetti, rincara sul tema. «Diciamo no a trattament­i differenzi­ali per il personale delle società partecipat­e pubbliche che dovessero fallire: devono avere gli stessi diritti dei dipendenti delle società private, né più né meno» dice Zanetti.

Il nuovo decreto, oltre allo sfoltiment­o delle partecipaz­ioni, prevedereb­be anche una stretta sugli stipendi dei manager, il divieto di concedere loro buonuscite e lo stop ai premi in caso di andamenti negativi delle imprese. Si stabilisce la separazion­e totale tra le funzioni di gestione e quelle di indirizzo e controllo. Un decreto apposito dovrebbe poi disciplina­re le aggregazio­ni tra le società che svolgono servizi pubblici locali su una nuova base territoria­le, articolata in 80 distretti, che si avvarrà di un apposito Osservator­io e della possibilit­à di avviare consultazi­oni pubbliche.

Tra le altre misure in arrivo la riforma della conferenza dei servizi, che sarà telematica, un provvedime­nto per garantire la libertà di accesso agli atti amministra­tivi da parte dei cittadini, l’accorpamen­to dei 7 mila effettivi della Forestale nell’arma dei Carabinier­i (e in parte nel corpo dei Vigili del fuoco), le norme sulle autorità portuali, il regolament­o sugli insediamen­ti produttivi.

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Via XX Settembre Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

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