Corriere della Sera

Sul valzer delle poltrone in Rai il peso del fattore Sanremo

Voci sui cambi in azienda. Il destino di Leone legato anche all’avvicinars­i del Festival

- di Giovanna Cavalli

Sì, insomma, gira che ti rigira si finisce sempre lì, alle nomine. E sono tutti in attesa che il dg Antonio Campo Dall’Orto (che qualcuno chiama CDO per facilitare le conversazi­oni) finalmente detti la lista di chi va e chi viene nelle posizioni più ambite dell’organigram­ma di viale Mazzini, le tre reti e i tre tiggì.

Un cambio che potrebbe essere imminente, ma anche no. Perché Sanremo è Sanremo. Tra poco più di un mese, dal 9 al 13 febbraio, ci sarà il festival della canzone, l’appuntamen­to più importante di tutto il palinsesto, quello che non si può fallire. Sarebbe complicato presentars­i in riviera con un direttore di Raiuno fresco di nomina. Diverso da quello che finora ha gestito tutta la macchina dell’evento, ovvero quello in carica, Giancarlo Leone, da molti dato come giubilato, liquidato, con la scatola di cartone già chiusa con lo scotch.

Ora, due sono le cose. O Campo Dall’Orto, approfitta­ndo dello sfortunato show di Capodanno con bestemmia e count-down taroccato, decide in quattro e quattr’otto (e non pare un tipo precipitos­o), oppure si rischia di arrivare troppo sotto data. Al consiglio di amministra­zione del 13 gennaio si procederà alla modifica dello Statuto che gli assegnerà i superpoter­i di ad. E poiché lo stesso giorno è prevista la sua audizione in Vigilanza, difficilme­nte avrà tempo di combinare molto altro. Dopo di che se ne riparlereb­be ai primi di febbraio. Proprio a un passo dal Festival: un azzardo. Per questo le anime sagge di viale Mazzini sostengono che fino ad allora non si muoverà foglia.

Poi bisognerà vedere come andrà, il Festival. Se fosse un successone, il che con Carlo Conti è assai possibile, a quel punto sarebbe complicato rimuovere un direttore ancor più vincente. Insomma «mai dire gatto» (e quindi anche Leone). Il dg nonostante le traversie del veglione lo stima. Ha apprezzato il suo silenzio, l’attaccamen­to all’azienda, gli ascolti comunque record. Quindi niente è già scritto.

Tra i nomi dei successori, alcuni sono autopromoz­ionali, altri in dubbio, magari poi li prendono da fuori. Eleonora Andreatta non avrebbe tanta voglia di lasciare la sua Rai Fiction da 300 milioni di budget. Simona Ercolani, autrice di Sfide e regista della Leopolda, non sarebbe mai stata davvero in partita. Un ritorno di Maria Pia Ammirati dalle Teche? Mah. Da Raidue, dove ha fatto benone, potrebbe ascendere Angelo Teodoli, ma non pare candidatur­a fortissima. L’unico su cui pochi scommetter­ebbero è Andrea Vianello a Raitre, destinato a cedere la poltrona a Andrea Salerno, ex ass i s tente del presidente Siciliano, ora direttore editoriale alla Fandango. Potrebbe consolarsi a Raisport o a Rainews.

Quanto ai telegiorna­li, fermi tutti. Dopodomani si insedia Carlo Verdelli, nominato direttore editoriale di tutta l’informazio­ne della Rai, compresi gli approfondi­menti. Va da sé che con il suo curriculum non si metterà certo a fare il passacarte. Timbrando nomine decise da altri. Detto ciò, al Tg1 potrebbe restare Mario Orfeo, che invece alcuni dicono incuriosit­o da un round a Rai Sport. Nel caso potrebbe sostituirl­o Virman Cusenza, ora a capo del Messaggero, ma sono voci così. O Sarah Varetto da Skytg24. Al Tg3 è sempre in voga Maurizio Mannoni, ma Bianca Berlinguer resiste. Dopo gli screzi, andò di persona a Palazzo Chigi ad intervista­re Renzi. Nulla accade per caso, meno che mai alla Rai.

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