Oregon, la ribellione anti-Stato dei fratelli Bundy Venti uomini, fucili in pugno, occupano il centro di una riserva: «Terra al popolo»
La terra deve tornare al popolo americano. Non è uno slogan rivoluzionario, ma la richiesta di un pugno di miliziani arrivati fino in Oregon con i loro pickup e le carabine.
Tutti al seguito dei fratelli Bundy, i capi di una sedizione anti-Stato, una protesta che sta animando un luogo di solito tranquillo, Burns, a sud est di Portland. I ribelli hanno occupato la baita della riserva naturale, una casa adibita a comando della Forestale, quindi hanno promesso lotta ad oltranza. Una manovra favorita dall’assenza dei ranger e dal fatto che l’edificio in questa stagione è vuoto.
Gli irriducibili non hanno dovuto neppure buttare giù la porta, o era aperta o hanno trovato le chiave. Quanti sono? Segreto operativo, hanno risposto i protagonisti, probabilmente poco più di venti, anche se sperano in rinforzi, in altri «patrioti».
Gli insorti si sono ribattezzati «cittadini per la libertà costituzionale», sono pronti «a restare per anni», fintanto che sarà necessario» e se qualcuno pensa di cacciarli non esiteranno a usare la violenza. Per questo hanno creato un campo base, hanno portato munizioni, cibo, la legna per i falò, indispensabili contro il gelo. Alcuni si sono piazzati sull’alta torre anti incendio, una posizione dalla quale spiano Fbi e Sceriffo. Gli uomini con la stella si tengono lontani, non vogliono favorire provocazioni. Nell’attesa i militanti parlano alle tv, spiegano la loro missione.
Ammon e Ryan Bundy hanno chiamato a raccolta quanti considerano Washington come un nemico. Lo Stato che si prende tutto e fruga nella tua vita. Nel 2014 il padre, Cliven, Ribelli Ammon e Ryan Bundy, i fratelli che guidano la sedizione anti-Stato in Oregon: «La terra deve tornare al popolo americano» ha tenuto testa alla polizia per alcuni giorni, uno scontro — senza feriti o danni — legato all’uso dei pascoli federali nel Nevada. Lui, proprietario di un ranch, non voleva pagare la tassa d’uso, l’amministrazione sosteneva il contrario. Anche allora sono accorsi i miliziani convinti che i terreni federali, specie quelle adibiti a riserve naturali, debbano essere dati agli allevatori. Una rivendicazione rilanciata in queste ore in Oregon per sostenere un’altra causa.
Tutto è iniziato nel 2001 quando Dwight Hammond, 73 anni, e il figlio Steve, hanno dato fuoco alle sterpaglie che minacciavano l’erba buona, il fuoco ha però distrutto alcuni prati di proprietà statale e per i due sono scattate le sanzioni. Tre anni di galera, una pena scontata ma ritenuta successivamente troppo lieve, al punto che un giudice ha ordinato, in ottobre, un supplemento di galera. Altri 4 anni. Verdetto preso a pretesto dai Bundy per lanciare il loro piano nella prateria innevata. Gli Hammond, pur ringraziando per la solidarietà, hanno preso le distanze dall’intervento dei forestieri. Non hanno neppure gradito gli abitanti della zona che hanno invitato gli «stranieri» a tornarsene al loro paese. C’è chi li ha presi in giro e chi si è chiesto perché non siano definiti «terroristi». La protesta va bene - è il messaggio - ma non è necessario usare la forza.
Buon senso rafforzato dal ricordo di altre storie, più brutte. Per una parte d’America sono la prova della pericolosità di certi movimenti. Per l’altra parte, sono l’esempio del governo oppressivo.
A Ruby Ridge, Idaho, nell’estate del 1992, muoiono Sammy e Vicki Weaver, asserragliati con altri familiari in un capanno. Un anno dopo, a Waco, Texas, la strage dei seguaci di David Koresh. Oltre settanta le vittime nel blitz finale delle teste di cuoio. Un memo che suona anche come un monito: ci si può far male, molto male.