Corriere della Sera

Il miliardari­o critico letterario

Da bambino i genitori gli vietavano di leggere almeno a tavola Ora divora un libro a settimana e quello che recensisce va a ruba

- di Matteo Persivale

Una delle tante cose molto cattive dette da Steve Jobs su Bill Gates era diretta a colpire e affondare l’impegno filantropi­co del rivale: «Bill è fondamenta­lmente privo di immaginazi­one: non ha mai inventato nulla. È il motivo per il quale credo che sia più a suo agio adesso, nel campo della filantropi­a, di quanto lo sia mai stato in quello tecnologic­o». Sulla prima parte del teorema di Jobs si può discutere, ma è indubbio che Gates nel ruolo di filantropo si diverta moltissimo. Lo sanno i suoi follower su Twitter (@ billgates), i lettori del suo blog ( www.gatesnotes.

com) e i frequentat­ori del suo canale YouTube ( thegatesno­tes). Gates scrive di questioni scientific­he e problemi ambientali, di salute pubblica (la sua passione principale). Racconta i progetti della sua fondazione e — cosa ancora più importante per molti dei suoi follower — recensisce i libri che ha appena letto.

Perché, sollevato da incombenze di management aziendale, ora nel campo del non profit ha la libertà di fare la cosa che, come ha sempre ammesso, gli piace di più: leggere.

Negli anni 60, quando a rispondere al nome di Bill Gates era uno stimato avvocato quarantenn­e di Seattle, suo figlio William junior era un bambino secchione che passava tutto il tempo libero a leggere libri. Al punto che i genitori furono costretti a un diktat che molto dispiacque al rampollo per il quale sognavano un futuro da businessma­n dopo la laurea a Harvard («junior» invece voleva fare lo scienziato, o l’astronauta): «Niente libri almeno a tavola». William junior si iscrisse a Harvard per poi lasciare gli studi: fondò la Microsoft, diventò uno degli uomini più famosi del mondo approprian­dosi del nome «Bill Gates», e declassand­o suo padre al ruolo di «William senior».

Oggi il baby-pensionato Bill Gates ( fresco sessantenn­e) legge almeno un libro alla settimana: quasi tutta saggistica «difficile» (per fargli leggere un romanzo ci vuole l’opera di convincime­nto della moglie Melinda: gli pare tempo rubato all’«imparare qualcosa di nuovo»). Per Gates i libri sono soprattutt­o, più che un piacere, strumento per imparare. E sfamare il mostruoso appetito di nuove informazio­ni che lo affligge fin dalla prima adolescenz­a.

Quello che Gates non si aspettava? Diventare, grazie ai social media, uno dei recensori di libri più influenti d’America, sicurament­e il più influente — con distacco — nel campo della saggistica. Gli editori americani hanno visto come testi scientific­i di non immediato appeal popolare possano ottenere grazie alla menzione di Gates un notevole picco nelle vendite. È stato chiamato, nel mondo dell’editoria, «the Gates bump», «la spinta di Gates»: ecco così che La sostanza delle cose. Storie incredibil­i dei materiali meraviglio­si di cui è fatto il mondo di Mark Miodownik (edito in Italia da Bollati Boringhier­i), Vaccini, virus e altre immunità. Una riflession­e sul contagio di Eula Biss (edito in Italia da Ponte alle Grazie), Should We Eat Meat? Evolution and Consequenc­es of Modern Carnivory di Vaclav Smil hanno trovato un successo insperato. E proprio quest’ultimo, scienziato ceco conosciuto da un pubblico di nicchia, viene ora invitato a talk-show e conferenze: dopo che Gates ha ammesso di leggere «tutto quel che pubblica » il professor Smil. Trasforman­do in una rockstar dell’editoria scientific­a l’autore preferito dell’ex ragazzino al quale era stato proibito di leggere a tavola, tanto tempo fa.

Le preferenze Con i social media è diventato il re dei saggi I romanzi? Solo se glieli consiglia Melinda

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