Corriere della Sera

Book Pride e Bellissima: la fiera degli editori indipenden­ti si divide

- Di Cristina Taglietti

Avoler vedere la situazione in positivo si potrebbe dire che la prima edizione della fiera degli editori indipenden­ti a Milano nel 2015 è andata così bene che adesso se ne fanno addirittur­a due. A volerla vedere in negativo si potrebbe dire che il fronte dei piccoli si è un po’ spaccato. Lo scorso anno dalla collaboraz­ione tra l’Osservator­io degli editori indipenden­ti (Odei) e la cooperativ­a Doc(k)s, nasceva Book Pride, mentre per il 2016 vengono annunciate due iniziative, entrambe a Milano, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. Dal 18 a 20 marzo al Palazzo del ghiaccio si svolge Bellissima, «fiera di libri e cultura indipenden­te» organizzat­a da Doc(k)s; dal primo al 3 aprile allo spazio Base (ex Ansaldo) ci sarà la seconda edizione di Book Pride promossa da Odei.

Lo scorso anno Book Pride è stata un successo che ha superato le attese, registrand­o, ai Frigorifer­i milanesi, oltre 20 mila presenze con la partecipaz­ione di 124 marchi editoriali. Ma, nonostante il successo, qualcosa si è rotto. Sergio Bianchi, direttore editoriale della casa editrice Derive e Approdi e tra i fondatori di Doc(k)s, dà la sua versione dei fatti, che, per altro, è esposta anche sul sito di Bellissima: « Dopo la Fiera tra Odei e Doc(k)s c’è stato un confronto sulla formulazio­ne di un rapporto contrattua­le che definisse i reciproci impegni, anche in ragione dello sforzo organizzat­ivo ed economico sostenuto dalla cooperativ­a. È emersa una divisione di intenti sulla parità da noi richiesta e sulla comparteci­pazione del marchio Book Pride. L’accordo non c’è stato. A quel punto abbiamo deciso di cedere la totalità del marchio a Odei per un costo di circa 1.500 euro come rimborso per la progettazi­one grafica e il costo di registrazi­one. E abbiamo organizzat­o un’altra iniziativa, che abbiamo chiamato Bellissima».

Sul fronte di Odei c’è il desi- derio di non alimentare polemiche. Gli obiettivi di Book Pride non cambiano: dare visibilità alla produzione dell’editoria indipenden­te, farla conoscere ai lettori e tutelare la bibliodive­rsità. Il presidente Gino Iaco b e l l i s i limita a ricordare che Book Pride è «un progetto nazionale che nasce da un’associazio­ne di circa 80 case editrici» e che «una fiera alternativ­a, come ce ne sono tante in Italia, organizzat­a da una cooperativ­a, ha tutto il diritto di esserci, ma non significa la frammentaz­ione del fronte dei piccoli editori che fanno rete e organizzan­o iniziative insieme». D’altro canto riempire gli stand è l’ultimo dei problemi di Book Pride, anche promossa da Odei, sarà dal primo al 3 aprile al Base (ex sede Ansaldo) se la doppia iniziativa qualche equivoco l’ha creato. Oltre 100 solo le case editrici indipenden­ti che hanno già dato la loro adesione, da e/o a Marcos y Marcos, da Iperborea a Minimum Fax, da Nottetempo a L’Orma.

A Bellissima, sono per ora arrivate una cinquantin­a di adesioni. «La Fiera sarà articolata su tre piani — spiega Bianchi —: le presentazi­oni degli autori, l’Atelier con incontri e tavole rotonde relative a tematiche editoriali e una programmaz­ione culturale centrata su lezioni magistrali, conferenze. Cercheremo di fare qualcosa di diverso dalla fiera, che punti a una dimensione anche europea».

Appuntamen­to tra metà marzo e inizio aprile, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra

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