Book Pride e Bellissima: la fiera degli editori indipendenti si divide
Avoler vedere la situazione in positivo si potrebbe dire che la prima edizione della fiera degli editori indipendenti a Milano nel 2015 è andata così bene che adesso se ne fanno addirittura due. A volerla vedere in negativo si potrebbe dire che il fronte dei piccoli si è un po’ spaccato. Lo scorso anno dalla collaborazione tra l’Osservatorio degli editori indipendenti (Odei) e la cooperativa Doc(k)s, nasceva Book Pride, mentre per il 2016 vengono annunciate due iniziative, entrambe a Milano, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. Dal 18 a 20 marzo al Palazzo del ghiaccio si svolge Bellissima, «fiera di libri e cultura indipendente» organizzata da Doc(k)s; dal primo al 3 aprile allo spazio Base (ex Ansaldo) ci sarà la seconda edizione di Book Pride promossa da Odei.
Lo scorso anno Book Pride è stata un successo che ha superato le attese, registrando, ai Frigoriferi milanesi, oltre 20 mila presenze con la partecipazione di 124 marchi editoriali. Ma, nonostante il successo, qualcosa si è rotto. Sergio Bianchi, direttore editoriale della casa editrice Derive e Approdi e tra i fondatori di Doc(k)s, dà la sua versione dei fatti, che, per altro, è esposta anche sul sito di Bellissima: « Dopo la Fiera tra Odei e Doc(k)s c’è stato un confronto sulla formulazione di un rapporto contrattuale che definisse i reciproci impegni, anche in ragione dello sforzo organizzativo ed economico sostenuto dalla cooperativa. È emersa una divisione di intenti sulla parità da noi richiesta e sulla compartecipazione del marchio Book Pride. L’accordo non c’è stato. A quel punto abbiamo deciso di cedere la totalità del marchio a Odei per un costo di circa 1.500 euro come rimborso per la progettazione grafica e il costo di registrazione. E abbiamo organizzato un’altra iniziativa, che abbiamo chiamato Bellissima».
Sul fronte di Odei c’è il desi- derio di non alimentare polemiche. Gli obiettivi di Book Pride non cambiano: dare visibilità alla produzione dell’editoria indipendente, farla conoscere ai lettori e tutelare la bibliodiversità. Il presidente Gino Iaco b e l l i s i limita a ricordare che Book Pride è «un progetto nazionale che nasce da un’associazione di circa 80 case editrici» e che «una fiera alternativa, come ce ne sono tante in Italia, organizzata da una cooperativa, ha tutto il diritto di esserci, ma non significa la frammentazione del fronte dei piccoli editori che fanno rete e organizzano iniziative insieme». D’altro canto riempire gli stand è l’ultimo dei problemi di Book Pride, anche promossa da Odei, sarà dal primo al 3 aprile al Base (ex sede Ansaldo) se la doppia iniziativa qualche equivoco l’ha creato. Oltre 100 solo le case editrici indipendenti che hanno già dato la loro adesione, da e/o a Marcos y Marcos, da Iperborea a Minimum Fax, da Nottetempo a L’Orma.
A Bellissima, sono per ora arrivate una cinquantina di adesioni. «La Fiera sarà articolata su tre piani — spiega Bianchi —: le presentazioni degli autori, l’Atelier con incontri e tavole rotonde relative a tematiche editoriali e una programmazione culturale centrata su lezioni magistrali, conferenze. Cercheremo di fare qualcosa di diverso dalla fiera, che punti a una dimensione anche europea».
Appuntamento tra metà marzo e inizio aprile, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra