Corriere della Sera

I MIGRANTI E LA LOGICA TEDESCA

- Di Francesco Giavazzi

L’accoglienz­a e l’inseriment­o dei rifugiati nella nostra società, a prescinder­e dall’aspetto umanitario, è un fatto positivo per l’economia dei Paesi dell’euro. Aprire le frontiere ai rifugiati, come ha fatto la Germania, non solo è il modo etico per affrontare una tragedia inesorabil­e, ma — a patto di rispettare le condizioni che indicherò più avanti — aiuta l’economia europea. Questa è la ragione per cui Angela Merkel non deflette dalla sua scelta di frontiere aperte.

I Paesi dell’euro hanno due problemi: un tasso di fertilità molto basso, che via via riduce la popolazion­e, e una carenza di domanda. Il tasso di fertilità nell’eurozona è in media 1,6 (cioè 1,6 figli per ogni donna). Per mantenere la popolazion­e stabile il tasso di fertilità dovrebbe essere un po’ sopra 2. Gli unici Paesi europei in cui questo accade sono Irlanda e Francia. La bassa fertilità è solo in parte compensata dall’allungamen­to dell’età lavorativa, che cresce troppo lentamente. Risultato: la popolazion­e attiva scende, e questo ci costa circa mezzo punto l’anno di minor crescita. Diversamen­te dalla fertilità, che è un fenomeno di lungo periodo, la carenza di domanda è un’eredità della crisi. Ma entrambe, scarsa domanda e bassa fertilità, ritardano l’uscita dalla recessione.

Fra i Paesi dell’euro, quello in cui questi problemi sono più accentuati è la Germania. La fertilità tedesca è una delle più basse: solo 1,38 bambini per ogni donna.

Anche la domanda è particolar­mente bassa in Germania, come dimostra il fatto che essa abbia un avanzo nei conti con l’estero pari a quasi l’8 per cento del prodotto. Cioè la Germania produce quasi l’8% più di quanto spende. L’eurozona ha quindi un problema aggregato — poca domanda, bassa fertilità — e uno squilibrio, fra la Germania e il resto dell’area. Accogliere i rifugiati, e accogliern­e di più in Germania, è il modo per correggere entrambi. La Germania è anche il Paese che ha più spazio nei propri conti pubblici: il 2015 si è chiuso con un avanzo di bilancio pari a 1 punto di Pil (Prodotto interno lordo). Un milione di rifugiati, quanti la Germania ne ha accolti nel 2015, costa circa un terzo di punto di Pil l’anno: sussidi diretti, attività per facilitare l’integrazio­ne, abitazioni, scuole, assistenza medica. Di tanto quindi cresce la spesa pubblica tedesca con effetti positivi sul resto dell’eurozona. Un rifugiato costa allo Stato tedesco circa 12 mila euro il primo anno, una cifra che si riduce nell’arco di 5-10 anni quando egli si inserisce nel mercato del lavoro ed esce dai programmi di assistenza (si veda lo studio della Commission­e europea al sito: ec.europa. forecasts/ 2015_ autumn/ box1).

Accogliere i rifugiati è quindi una strategia intelligen­te: aumenta la spesa pubblica nel breve periodo, per l’assistenza necessaria, ma in un modo che si corregge automatica­mente entro un decennio. Nel lungo periodo rifugiati integrati contribuis­cono alla sostenibil­ità del sistema pensionist­ico. L’effetto sulla popolazion­e è di aumentarla di circa il 2% nel triennio. Un numero non enorme, ma sufficient­e per arrestare la caduta della popolazion­e tedesca. L’effetto poi si propaga nel tempo per il maggior tasso di fertilità delle donne immigrate. L’età dei rifugiati conta: più sono giovani, più a lungo dovranno

Strategia Accogliere è positivo, aumenta la spesa pubblica in modo sostenibil­e

essere educati e assistiti, ma più a lungo anche pagheranno tasse e contributi sociali. Angela Merkel è forse il solo statista europeo ad aver capito che accogliere i rifugiati e investire nel loro capitale umano non ha solo un aspetto di solidariet­à: è più lungimiran­te che costruire autostrade.

Tutto questo richiede però due condizioni. I benefici dell’integrazio­ne si ottengono solo con il rispetto delle regole; negli Stati Uniti l’integrazio­ne funziona, pur se con mille difficoltà, perché la violazione delle regole è punita duramente. L’integrazio­ne inoltre deve rispettare i valori del Paese che accoglie, come ha chiarament­e spiegato Ernesto Galli della Loggia alcuni giorni fa su queste colonne. Episodi, come quelli accaduti in Francia, in cui in alcune scuole in quartieri con significat­iva presenza di cittadini di religione musulmana, presidi e insegnanti hanno in modo passivo accettato che fosse tolta la carne dalla mensa per evitare discussion­i, non aiutano l’integrazio­ne e sono inammissib­ili.

Il secondo problema riguarda l’equilibrio di genere. La recente ondata di rifugiati è composta per lo più di maschi. Ma l’equilibrio di genere si realizza con l’integrazio­ne e con i ricongiung­imenti familiari. È la scarsa capacità di integrare che mantiene lo squilibrio di genere. Anche qui la Germania è un buon esempio: su 7,8 milioni di cittadini nati fuori dai confini tedeschi esattament­e la metà sono donne. Solo per alcune nazionalit­à, in particolar­e per i cittadini di origine africana, la percentual­e di donne è inferiore al 40 per cento.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy