Corriere della Sera

Corbyn e la proposta di trattare l’Isis come l’Ira

- Di Sara Gandolfi

«Diplomacy comes first», la diplomazia prima di tutto. Con questo slogan, il leader laburista Jeremy Corbyn ha debuttato ieri sulla scena internazio­nale con una proposta che non mancherà di sollevare polemiche: apriamo un canale di comunicazi­one con l’Isis per trovare una soluzione politica in Siria. Come fece il governo britannico con l’Ira, durante il conflitto in Irlanda del Nord, o con i talebani in Afghanista­n. Intervista­to dalla Bbc, Corbyn ha affermato che alcuni Paesi mediorient­ali sono evidenteme­nte già in contatto con il Califfato e, dunque, «ci deve essere una via» per arrivare fino ai suoi leader. «In fondo, molti comandanti jihadisti sono ex ufficiali dell’esercito iracheno». La parola giusta «non è dialogo», ha aggiunto, ma non tagliare del tutto i contatti potrebbe aiutare a «comprender­e quali sono i loro punti forti e i loro punti deboli, dove possiamo sfidare la loro ideologia». Il parallelo con l’Ulster non è casuale: dalla metà degli anni Ottanta, un decennio prima del cessate il fuoco, Jeremy Corbyn s’impegnò per creare contatti fra il Labour e l’Ira. Per i suoi sostenitor­i fu un «precursore», per i critici un «amico dei terroristi». Ma se la diplomazia è la chiave vincente per Corbyn, che ieri ha elogiato «il fantastico passo avanti raggiunto con l’Iran» e ha bocciato il deterrente nucleare britannico, il governo Cameron per ora predilige l’opzione militare con i raid aerei in Siria. Raid approvati anche grazie al voto di 67 deputati laburisti che hanno disobbedit­o alla linea del loro leader pacifista.

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