Rouhani esulta Ma i riformisti già banditi dal voto
Elezioni a marzo: escluso ieri il 60% dei candidati
«Le sanzioni se ne sono andate», titolava ieri mattina il giornale riformista Ebtekar, echeggiando un titolo dei tempi della rivoluzione del 1979. «Lo Scià se n’è andato». Prima pagina simile su Shargh con foto di Federica Mogherini con il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, e su molti altri quotidiani. Persino l’arciconservatore Kayhan rimaneva relativamente morbido: Per l’Occidente «è tempo di mantenere le promesse».
Nel discorso trasmesso alla tv di Stato, il presidente Hassan Rouhani celebra la «gloriosa vittoria» del suo «popolo paziente», annuncia «una pagina d’oro», «un nuovo capitolo nelle relazioni tra l’Iran e il mondo». Gli unici a non essere contenti — dichiara — sono «i sionisti, i guerrafondai che seminano discordia tra le nazioni islamiche (più tardi ha specificato di riferirsi in particolare all’Arabia Saudita, ndr) e gli estremisti negli Stati Uniti. Gli altri sono felici». Rouhani ha presentato il suo bilancio per l’anno che comincerà il 21 marzo, spiegando che nell’era post-sanzioni la Repubblica Islamica mira a realizzare una «mutazione economica», riducendo sin da quest’anno la dipendenza dal petrolio a meno del 25% (rispetto al 33% dell’anno scorso). Per raggiungere la crescita dell’8%, ha affermato che l’Iran ha bisogno di 30-50 miliardi di dollari di investimenti stranieri ogni anno. Poi, rispondendo ad una domanda dell’Ansa, ha annoverato l’Italia, dove verrà in visita il 25 gennaio prima di recarsi in Francia, tra i Paesi che in Europa gli sono stati sempre amici.
Mentre il presidente e i suoi alleati celebravano la vittoria all’estero, sul fronte interno i giornalisti riformisti erano però in agitazione ieri per la bocciatura di numerosi candidati dalle elezioni parlamentari del prossimo 26 febbraio. Il Consiglio dei Guardiani, un organo di 12 membri nominati per metà dalla Guida Suprema, ha il potere di porre il veto sui possibili candidati. Così è stato per il 60% dei 12 mila candidati. Su tremila candidati riformisti soltanto 30 hanno passato il vaglio del Consiglio dei Guardiani. I numeri precisi saranno più chiari oggi, ma se verranno confermati si tratta di un brutto colpo per moderati e riformisti che sperano di strappare il controllo del parlamento ai conservatori. La fine delle sanzioni prima del voto doveva mostrare che l’attuale governo può mantenere le sue promesse di apertura. «Come presidente farò tutto ciò che è in mio potere per rimediare a questa situazione», ha detto ieri Rouhani, aggiungendo che servirebbe un «Barjam» (un accordo nucleare) anche all’interno del Paese.
V. Ma.
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