Eroi, traditori, rivoluzionari La Storia secondo Prada
Nuovi accostamenti cromatici da Ferragamo, il camouflage di Moncler
La stilista milanese fra inquietudine e sentimento Pelle e check: il segnale forte di Bottega Veneta
È stata una sfilata emozionale, fra inquietudine e sentimento, quella che Miuccia Prada ha mandato in scena ieri nello spazio trasformato dallo studio Oma/Amo in una sorta di pubblica piazza di cerimonie felici ma anche terribili, come esecuzioni e autodafè. Ieri, come oggi: tempi bui, oscuri, di cui la moda non può non tenere conto. Eroi, guerrieri, infami, rivoluzionari popolano i pensieri e poi la realtà. In sottofondo la voce di Nick Cave e la sua musica che racconta di apocalissi e redenzioni.
Esce la colonna di uomini vestiti di cappe e pastrani, pantaloni con le toppe, completi precisi, giubbotti e colletti volanti come quelli dei condannati e cappelli da marinaio. E poi le donne («quando disegno la collezione uomo mi riesce più facile pensarla al femminile») in calzamaglie e abiti a pannelli o cappottini da crocerossina. Borse e borsette a tracolla e chiavi e catene e taccuini quasi non ci fosse un domani, ma solo l’oggi. Le stampe sulle camicie bianche, vagamente hawaiane, sono del francese Christophe Chemin e sono la sintesi di tutto il lavoro. Raccontano di amori impossibili (Cleopatra che bacia Elvis Presley), di lotte assurde (Ercole che fa a pugni con Hulk o Freud con un bastone in mano), di un’Arca di Noe utopica (animali con i cappelli da eretici), di un banchetto surreale (ladri e affamati che si portano via tutto). Chapeau.
Da Ferragamo è un incontro di inizio secolo a Vienna, fra Oriente e Occidente, fra razionalità e istintività viscerale. I principe di Galles e le maglie lavorate. Un completo formale e la camicia dalle geometrie sorprendenti. Un giubbotto di montone e il foulard di seta fantasia. Il pullover con figure naif di animali o volti e le braghe formali. Il mocassino ma con le spruzzate di colore
alla Andy Warhol. Massimiliano Giornetti ha gran gusto nell’equilibrare questa nuova estetica.
È invece la calma lo stato d’animo che Tomas Maier ha deciso sia la giusta attitudine del suo nuovo uomo di riferimento. Calma data dalla sicurezza e consapevolezza di sé. Senza trucchi e inganni. Una figura lunga, slanciata. Sulla quale le nuove proporzioni trovano vita facile perché essenziali e precise. Il completo ha la giacca e i pantaloni sartoriali ma più facili con un pullover e una sciarpa sottili piuttosto che camicia e cravatta. Pelle e check sono un segnale forte. È d’impatto l’apertura in denim bianco e cammello da Calvin Klein, ma poi ecco i completi scuri e precisi in una gamma di tessuti ricchi e corposi, anche per cappotti over e giacconi. I pezzi forti sono sì i classici, ma reinterpretati nei tecnici dal nylon opaco all’oro, all’argento, al bronzo. La t-shirt bianca? Ovunque: perché è sempre sportivo e easy il tipo.
È tutto una storia di camouflage la nuova Moncler Gamme Blue di Thom Browne. Un’ossessione che diventa esercizio interessante perché declinato ovunque: dai piumini, ai cappotti, ai parka, ai bomber, ai completi sartoriali, alle calze, alle scarpe, ai cappelli, ai guanti. E in ogni variante di materiale: dal tecnico, alle lane, alla pelle sino alla pelliccia. Con i colori base: rosso, blu e bianco.
Coincidenza o esigenza? Strane cose accadono a volte intorno al mondo della moda. Una parola che rincorre, una sensazione, un fil rouge. A questo giro non c’è passerella dove non si racconti di un uomo tormentato dall’aggressività del quotidiano e bisognoso di protezione, di calma, di leggerezza. Allora ecco che da Missoni la stilista Angela pensa a un capo/corazza
che è un gilet tutto ricamato di metallo alla maniera di certe popolazioni nomadi. Perché comunque lui è un viaggiatore e la sua strada è un letto di foglie portate da Sumirago. Lui ci cammina sicuro, protetto dai suoi maglioni di lana, dai giubbotti e i cardigan, i completi sartoriali, i cappottoni, pantaloni da trekking. Magnifici colori: cammello, ametista, arancio, grigio, peltro, corallo. E cerca invece la leggerezza nel suo profondo femminile il giovane uomo di N°21 di Alessandro Dell’Acqua che così prova a contrastare l’aggressività che lo circonda. Quindi sotto a picot, parka o anorak protettivi mette leggerissime canottiere color carne. E i cappotti e i giacconi li ricama di nastri. Poi bomber e pantaloni jogging. Vivienne Westwood porta il suo manifesto in passerella e divide gli uomini in politici/criminali (vestiti con abiti sartoriali e british), portavoce/buffoni (colorati e sgargianti) e popolo/ coscienzioso (abiti vissuti e veri). Molto interessante il lavoro di Davide Marello al suo esordio in Boglioli. Lo stilista 36enne pensa che gli abiti debbano aver già vissuto nel guardaroba prima di essere indossati. Così quando qualcuno li sceglie troverà che hanno un’anima. Completi e cappotti, maglie e camicie hanno sempre quel non so che di cosy, confortevole. È un dandy scanzonato l’uomo di Daks che indossa lo smoking con il cappello di lama, spatola d’oro le maglie di cachemire, ruba la pelliccia di mamma e ne fa polsini e con le broche della nonna si decora le giacche. Simpatico.
Collezioni Missoni pensa a un capo corazza, che è un gilet tutto ricamato di metallo. Da Boglioli completi con l’aria del «già vissuto»