Stendardo escluso Vincerà la fidanzata oppure l’allenatore?
Non ha gli stessi piedi di Pato, ma ha più o meno lo stesso destino: Guglielmo Stendardo, avvocato e difensore dell’Atalanta, rischia seriamente di finire più sulle pagine dei giornali rosa che del giornale rosa. Anch’egli è fidanzato con la figlia del presidente: la sua Barbara Berlusconi si chiama Federica Percassi. Reja, l’allenatore nerazzurro, non è esattamente il primo dei suoi estimatori. Non quanto Federica, almeno. Difatti non lo considera titolare. Peggio. Prima di Atalanta-Inter, con Paletta squalificato, Stendardo conta di giocare centrale, ma non è così. Reja sceglie addirittura Masiello, solitamente terzino. Stendardo, cui non serve la laurea in legge per capire che aria tira, la prende malissimo e — pare, si dice — rifiuta la panchina. Gelo in sala. L’imbarazzo si taglia con la motosega. Esplode un dannatissimo caso. Per meglio dire: Il Caso. Tutti a chiedersi se adesso in casa Percassi conterà più Stendardo o Reja. Risulta pure una richiesta dello stesso Stendardo di essere ceduto: se non si può cambiare fidanzata, si può almeno cambiare aria. Ma Federica accetterà il sacrificio del suo stopperone e la relativa lontananza? O piuttosto andrà a piangere affranta sulla spalla del papi chiedendo soluzioni diverse, qualcosa come la testa del mister, se non subito quanto meno a giugno? Di sicuro non sarà Reja a piegarsi. Non è il tipo d’uomo che arriva a 70 anni per schierare un atleta solo in chiave lecchina, scopo arruffianarsi casa Percassi, padre e figlia. Nel complesso, sono comunque storie complicate. C’è pure il precedente di Manuel Turchi, attaccante del Lanciano, marito della presidentessa Valentina Maio. Quando un paio d’anni fa finì in panchina, sua moglie la prese così: «Si vede che non merita di giocare. Del resto, se il mister lo facesse giocare solo perché è mio marito, sarebbe uno stupido». Al momento non è dato sapere se Federica Percassi sia ugualmente sportivona. Nell’attesa degli esplosivi sviluppi, i calciatori faranno bene a imparare subito la morale della storia, caso mai qualcuno facesse strani calcoli sulle donzelle della proprietà: arpionare un buon partito non garantisce una buona partita.