Pellegrino (con Noeckler) realizza il sogno di bambino Il valdostano chiude un buco lungo dieci anni vincendo la Team Sprint e centrando il weekend perfetto
Mettetegli sulle code il pupazzo-mascotte della Coppa del Mondo, trascinerà alla vittoria pure quello. Baciato sulla bocca dagli dei degli sci stretti, straripante della forma migliore della vita (ah, se a PyeongChang 2018 non mancassero 752 giorni...), Federico Pellegrino è quell’ossesso in tutina blu notte che si sbarazza degli inseguitori francesi, si scuote di dosso Baptiste Gros e taglia il traguardo con due secondi di vantaggio: per i canoni della sprint, un’enormità. Secondo successo in due giorni a Planica, Slovenia dipinta d’azzurro, questa volta in quel due di coppia chiamata Team Sprint, specialità ad alta velocità per equilibristi nella quale l’Italia non eccelleva da Sapporo 2006 (oro iridato di ZorziFrasnelli). Insieme a Dietmar Noeckler, il falco Pellegrino rammenda uno strappo lungo dieci anni e regala all’Italia delle nevi, ieri in gran spolvero dal fondo al biathlon all’alpino, il trionfo cui il bronzo del Mondiale di Falun 2015 aveva fatto da apripista. Il poliziotto di Brunico è la degna spalla di Federico, gli dà il cambio all’ultimo giro al comando, ma è chiaro che è il valdostano entrato nei binari a 2 anni e cresciuto riguardando le videocassette di Lillehammer ‘94 l’architrave della ricostruzione di un settore lasciato orfano dalla fine della generazione di fenomeni ( Piller, Zorzi, Di Centa, Valbusa), che con le donne avanza a tentoni, ancora in cerca di una leader. «Domenica indimenticabile — dice il falco da Planica —. Ho coronato un sogno di bambino: una delle mie prime trasferte di Coppa fu a Düsseldorf, dove vidi campioni come Follis e Hattelstad fare doppietta, centrando il weekend perfetto. Mi chiesi se, un giorno, ci potessi riuscire anch’io».
Ebbene sì. E non è finita qui.