Corriere della Sera

Che gioia faticare per l’oro

«Nuoto più di 8 km tutti i giorni Gli atleti stranieri sono sconvolti per l’intensità degli allenament­i»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

Gregorio Paltrinier­i, per noi e per tanti atleta del 2015: che effetto fa?

«Magnifico. Essere preferito a campioni come Rossi o Aru è un’emozione enorme».

Primo ricordo del 2015: a Kazan vince l’oro mondiale dei 1.500 sl ma il suo avversario, il mitico Sun Yang, scappa all’ultimo momento. Una cosa mai vista.

«E un grosso problema. Io sono un tipo preciso, pianifico tutto: il suo forfait mi ha gettato nel panico. Mi chiedevo: che farò adesso? Prima sapevo che, avessi perso, sarebbe stato contro il grande Sun. Ma senza di lui...».

Le è mancato più un punto di riferiment­o tecnico o interiore?

«Interiore. Scontrarmi con Sun era quello che sognavo da sempre. Mi sono sentito tradito. Anche se questo non ha tolto nulla alla vittoria».

È così che si diventa adulti.

«Già. In quella vasca ho capito che dovevo sfangarmel­a da solo. Mi ripetevo: non puoi buttare via tutto ora. Non che avessi paura, ma l’inquietudi­ne è stata

un nemico duro da battere».

Ha più sentito il cinese?

«No. E che cosa gli sia successo resta un mistero. Per me comunque rimane un grande. E vorrei affrontarl­o a Rio».

Secondo ricordo del 2015: il record mondiale dei 1.500 sl in vasca corta.

«Una sorpresa. Ero arrivato in Israele senza troppe ambizioni, ma stavo molto bene».

Tanto che il suo tecnico, Stefano Morini, ha stimolato il suo orgoglio...

«La sera prima mi ha fatto vedere i tempi dei passaggi del record di Grant Hackett nel 2001. Gli ho detto: “ah, e quindi, cosa ci devo fare?”».

La risposta se l’è data da solo.

«Sono partito a bomba con quei tempi in testa e grinta doppia: record. Bellissimo».

Sessanta vasche divorate. E pensare che la criticano per le virate...

«Allora, qui lo voglio dire: non sono il mio punto debole! Non sono il mio punto di forza, è diverso».

Dove deve migliorare il numero uno al mondo?

«Compio ancora un sacco di errori e perciò lavoro tanto su tecnica e biomeccani­ca con Ivo Ferretti (tecnico in passato del grande Stefano Battistell­i, ndr): io faccio tante bracciate e alle alte frequenze devo abbinare l’ampiezza sennò vado fuorigiri. Migliorare ormai è questione di millimetri».

Quanto sta nuotando ora?

«Otto km a seduta per dieci sedute settimanal­i».

Qual è il fascino della fatica?

«A me piace faticare per un obiettivo. Quasi non è importante se ce la fai, ma il percorso compiuto, la crescita quotidiana, sapere che potrai affinarti. Quelle due ore in sé sono una fatica bestiale, ma se le inserisci nel grande quadro assumono un significat­o profondo. Io mi sento un po’ il simbolo dell’Italia che fatica».

Si narra di carichi mostruosi.

«Facciamo cose fuori dal normale, gli atleti stranieri nostri ospiti a Ostia in questi giorni sono sconvolti. E non per i km, ma per l’intensità».

Quanto conta l’allenatore?

«Con il Moro c’è un’intesa silenziosa. Lui è di poche parole e per me è perfetto».

E poi c’è Gabriele Detti: che stimolo è allenarsi con uno così forte?

«Intanto siamo amici. Poi ci “usiamo” a vicenda. Lui per esempio è più veloce di gambe e nello sprint, e io imparo».

Come se la immagina la sua seconda Olimpiade?

«Divertente, da godere a fondo. I Giochi sono una grande esperienza umana».

E per l’oro, si spera, per il

quale è favorito.

«Quello è l’obiettivo primo, naturalmen­te».

La Pellegrini probabilme­nte sarà la portabandi­era.

«Se lo merita. Chi ha fatto più di lei nello sport italiano?».

E a Rio tornerà Phelps.

«Mi ha sempre affascinat­o, spero vinca ancora molto per accrescere la sua aura di immortale».

Phelps vince tanto anche perché fa tante gare. Lei «solo» i 1.500 e gli 800. Invidia?

«No, va a predisposi­zione. In passato ho provato i 400 misti ma ad alti livelli devo stare sulle mie gare».

Dunque non esplorerà mai nuovi orizzonti?

«Solo allungando le distanze. Mi vedo bene nel fondo, un giorno proverò a gareggiare nel mare».

Quanti test antidoping fa di media?

«Almeno uno al mese. Giusto così, però a volte si esagera: a Kazan in due settimane ne ho fatti 9 di sangue e urina. E tanto sangue tolto nei giorni di gara non è il massimo...».

Gentleman Greg rispetta Sun Yang ma anche colui che nei 1.500 ai campionati di società arriva 6’ dopo. È successo a dicembre a Riccione...

«I giudici mi avevano detto di uscire pure dall’acqua, ma io sono rimasto dentro per rispetto e perché sapevo che a quel ragazzino di 13 anni avrebbe fatto piacere. Lui era felicissim­o, i genitori mi hanno ringraziat­o. Bello».

Ora c’è pure l’Università.

«Mi sono iscritto a Scienze politiche e relazioni internazio­nali a Roma: dopo i Giochi mi metto sotto. La mia grande passione resta l’architettu­ra».

Come si rilassa fuori dalla

vasca?

«Amici, la mia fidanzata Letizia, l’Nba, serie tv (ora quella su Sherlock Holmes) e film: ho appena visto Checco Zalone, un idolo».

Sa che, a differenza di lei, è anche molto criticato?

«È la fotografia perfetta dell’italiano medio, racconta i nostri difetti e fa ridere. Se non piace agli snob pazienza. Io penso ci sia un tempo per la serietà e uno per il divertimen­to. Come quando si nuota».

Dal panico alla felicità Il ritiro di Sun Yang mi gettò nel panico, mi chiedevo: che faccio ora? Poi vinsi la gara... Rispetto per gli ultimi Ai societari ho atteso in acqua un 13enne arrivato ultimo con 6’ di ritardo L’ho fatto per rispetto

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Numero 1 Gregorio Paltrinier­i, 24 anni, esulta dopo il trionfo nei 1.500 stile libero ai Mondiali di Kazan del 2015, primo italiano a compiere questa impresa (Ansa)

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