Corriere della Sera

«Corridoi umanitari per la Libia»

- di Paolo Valentino

«Subito corridoi umanitari per la Libia». Lo dice al Corriere il diplomatic­o tedesco Martin Kobler (nella foto piccola), l’inviato speciale delle Nazioni Unite che guida la mediazione internazio­nale in Libia nel giorno in cui nasce il governo di unità nazionale. «Il progresso fatto nel Consiglio presidenzi­ale mi ha sorpreso. Ma ho qualche dubbio che sia Tobruk che Tripoli abbiano la volontà politica di fare la cosa giusta. Si può avere la migliore intesa, ma se non c’è volontà politica non si va proprio da nessuna parte». (Nella foto grande, diffusa da una fonte islamista, una colonna d’auto dell’Isis in marcia sul litorale intorno a Sirte)

«Sono realista. Il progresso fatto nel Consiglio presidenzi­ale mi ha sorpreso. Ma ho qualche dubbio che sia Tobruk che Tripoli abbiano la volontà politica di fare la cosa giusta. Qui non si tratta di stabilire se sia un buon o un cattivo accordo. Si può avere la migliore intesa, ma se non c’è volontà politica non si va da ness un a pa r t e . C i sono inconsiste­nze anche in questo accordo. Ma la questione è: hanno i dirigenti libici la visione di un Paese dove i loro figli e nipoti possano vivere in pace, sicurezza e prosperità? Alcuni, ne dubito. Ma io non rinuncio allo sforzo di convincerl­i a darsela questa visione per il futuro, a non guardare al passato, ma in avanti».

Il diplomatic­o tedesco Martin Kobler è l’inviato speciale delle Nazioni Unite che guida la mediazione internazio­nale in Libia.

Qual è la prossima tappa?

«Ora l’accordo deve essere sottoposto alla Camera dei Rappresent­anti a Tobruk, che ha 10 giorni per approvarlo. Ho parlato con il presidente Aguila, che deve ora convocare una seduta plenaria, invitando tutte le diverse fazioni, anche quelle che boicottano. E noi siamo in contatto con tutti per aiutarlo a riuscire».

Ma all’appello mancano due membri del Consiglio presidenzi­ale, che non hanno sottoscrit­to l’intesa.

«La road-map parla chiaro. Anche il dissenso di due membri ci può stare. E’ previsto che ci siano due tentativi di raggiunger­e un accordo per consenso, ma poi deve esserci un voto a maggioranz­a, a condizione che il presidente sia d’accordo con ogni nome sulla lista».

E il Parlamento di Tripoli?

« E’ ancora un problema, perché Nouri Abusahmain e i gruppi che si riconoscon­o in lui respingono l’accordo. Ho avuto con loro una discussion­e

Volontà politica Ho qualche dubbio che Tobruk e Tripoli abbiano la volontà politica di fare la cosa giusta

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