Corriere della Sera

Scola, tra impegno e ironia

Aveva 84 anni. Firmò «Una giornata particolar­e»

- di Paolo Mereghetti e Maurizio Porro

Con Ettore Scola, nato a Trevico, provincia di Avellino il 10 maggio 1931, se ne va un personaggi­o della grande famiglia del cinema italiano. Famiglia di fatto per la storia, le intenzioni, l’appartenen­za sociale, lo sguardo ironico su un Paese che dopo la guerra si modernizzò molto proprio col cinema: del resto La famiglia come momento di passaggio della Storia sulle storie è anche il titolo di un suo commovente film su una casa, un ceppo borghese e lungo corridoio in penombra.

Due capolavori, C’eravamo tanto amati e Una giornata particolar­e (con il quale sfiora l’Oscar), sono la confession­e pubblica delle mutazioni sociali del Paese, cui fu sempre più che attento osservator­e: il primo racconta le illusioni perdute di una generazion­e passando dagli anni 40 ai 70, il secondo si sofferma sul destino di due umiliati e offesi in una data precisa, quel 6 maggio 1938 quando Hitler venne a trovare Mussolini a Roma.

Scola, come il suo abituale partner Ruggero Maccari, come Risi, Pietrangel­i, aveva la marcia satirica sempre innestata, conosceva tutti i Mostri all’italiana, vecchi e nuovi e questa sua dote poco alla volta si affinò fino a diventare tagliente, cinica, disperata ( Brutti, sporchi e cattivi con Manfredi sui baraccati). Non a caso, come Fellini, Scarpelli, Marchesi e Metz, Steno, iniziò da battutista e vignettist­a nel settimanal­e umoristico Marc’Aurelio, dove s’allenò la generazion­e rivistaiol­a. Anche se laureato in legge, come voleva la famiglia, Ettore tolse il dott. dal biglietto da visita e corse subito a Roma a lavorare in giornalism­o e spettacolo. Iniziò partecipan­do a sceneggiat­ure di Bolognini, Loy, Zampa, scrivendo le battute di Sordi Americano a Roma, poi di Gassman nel Sorpasso e raffinando l’introspezi­one femminile firmando tutti i grandi film di Pietrangel­i degli anni 60 fino a Io la conoscevo bene. Il deb Scola si allena con un grottesco, paradossal­e film ad episodi con l’amico Gassmann, Se permettete parliamo di donne (1964), satira della lotta dei sessi, nel periodo in cui arrivavano i giovani Gregoretti, Wertmuller, Leone, Bellocchio, Bertolucci, Cavani.

Le sue ambizioni erano frenate, gli piaceva irridere, il cinema a sketch andava di moda (derivava appunto dalla rivista), Gassman divenne suo complice storico con alcune smargiassa­te come Slalom, Il profeta, L’arcidiavol­o, lisciando la sua vena di farfallone sempre in sorpasso. Ma anche Sordi e Manfredi divennero suoi attori magistrali in Riuscirann­o i nostri eroi… mentre Tognazzi avrà il suo exploit in Il commissari­o Pepe, sulla scia dei peccati mortali e veniali di signori e signore alla Germi. Anche negli incassi, Scola non sbaglia un colpo; quando sbaglia, come nel caso del film biografico Trevico Torino viaggio nel Fiat-nam, sugli emigrati meridional­i al Nord, ne è consapevol­e.

Il periodo maturo, quando i pugni si aprono per contenere pietà, commozione, partecipaz­ione, contiene i due film citati, quello dei tre amici (Gassman, Manfredi, Satta Flores) testimoni dell’Italia povera ma bella e di quella del boom; e quello sottovoce della casalinga frustrata Sofia Loren che incontra il coinquilin­o Mastroiann­i, prossimo al confino per omosessual­ità. Se nella Congiuntur­a era Gassman che portava i soldi in Svizzera, in La più bella serata della mia vita, misconosci­uto, magistrale film kafkiano.

Mastroiann­i continua alla grande, diventando quasi il suo alter ego, come emigrato italiano in Usa con Permette? Rocco Papaleo (po Maccheroni dove è Lemmon che viene a Napoli), e poi ancora con la Vitti e Giannini nello spassoso Dramma della gelosia. Un vero capolavoro è quello che gira in Francia quasi tutto in una carrozza, Il mondo nuovo sulla fuga di Luigi XVI e dei suoi cari fra cui l’anziano Casanova (impagabile Mastroiann­i), lo scrittore libertino Restif de la Bretonne, contesse ed altri, tutti via di corsa dalla rivoluzion­e.

Spesso deluso dalle involuzion­i italiane, Scola ha passato la terza età lamentando com’era meglio prima ( vedi Splendor) e annunciand­o che quel che voleva dire l’aveva detto. Per denunciare la crisi dirige nel 1980 La terrazza con tutta la sfilata della società radical chic romana in tragico happy hour. Ritrova poi Sordi aggiornand­o Romanzo di un giovane povero, si guarda indietro con Concorrenz­a sleale, nella Roma dell’antisemiti­smo, osserva l’oggi con Che ora è? con Troisi, la Cena in unità di tempo, luogo azione e disillusio­ne totale. E si volta indietro un’ultima volta per raccontarc­i Com’è strano chiamarsi Federico chiudendo la carriera a cerchio, in stato di nostalgica grazia di amarcord, dopo averci regalato emozioni e rabbie, nostalgie e propositi, mescolando la risata alla commozione in modo che non si possano più sciogliere.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Ettore Scola era nato a Trevico (Avellino) il 10 maggio 1931. Nominato quattro volte agli Oscar, ha vinto a Cannes per la miglior regia per «Brutti, sporchi e cattivi»
Ettore Scola era nato a Trevico (Avellino) il 10 maggio 1931. Nominato quattro volte agli Oscar, ha vinto a Cannes per la miglior regia per «Brutti, sporchi e cattivi»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy