Corriere della Sera

STOP BUROCRATIC­O AI SOLDI ANTISMOG

INQUINAMEN­TO E BUROCRAZIA

- Di Gian Antonio Stella

Quasi un miliardo del «conto energetico» bloccato dalla burocrazia. È bastata la pioggia e l’incubo dello smog è subito sparito. Arrivederc­i alla prossima emergenza.

I riscaldame­nti I fondi per migliorare gli impianti di case ed edifici pubblici sono utilizzati solo per il 3%

Le norme

Vi ricordate le polveri sottili? È bastata la pioggia e tutti gli incubi che avevano oppresso le nostre città e occupato le prime pagine sono spariti. Puff! Arrivederc­i alla prossima emergenza. E arrivederc­i anche alle soluzioni. Ma è serio? Risultato: quasi un miliardo di euro del «conto energetico» bloccato dalla burocrazia. Con costi enormi per la collettivi­tà e le famiglie.

Eppure nelle nebbie fitte e angosciant­i di dicembre e dei primi di gennaio, quando i bollettini atmosferic­i parevano minacciosi dispacci di guerra e i sindaci erano chiamati a prendere «eroiche» decisioni impopolari, una cosa era chiara: o si cambiano certe scelte di fondo o resteremo appesi anche in futuro ai capricci di Giove Pluvio. Che deciderà a suo gusto le città salvate o sommerse dalla prossime ondate di smog. Macché...

Dice tutto un’interrogaz­ione parlamenta­re firmata da Ermete Realacci. Che chiede a Matteo Renzi e ai vari ministri competenti che fine abbia fatto, dopo le misure tampone dettate dall’emergenza, l’impegno solenne a rivedere le regole per distribuir­e 900 milioni di euro, «di cui 700 milioni per i privati e 200 per il pubblico», così da accelerare la revisione «ecologica» degli impianti dei condomini, delle case private, delle strutture pubb li c h e . E «l i m i t a r e l’inquinamen­to che colpisce tante nostre città e in particolar­e l’area della Pianura Padana, in cui incide fortemente il riscaldame­nto degli edifici: dipendono, ad esempio, dal riscaldame­nto circa il 40% delle polveri sottili Pm10».

I soldi ci sarebbero, le regole anche. Solo che queste regole sono così burocratic­amente cervelloti­che da impedire di fatto un accesso di massa da parte non soltanto dei cittadini, che per approfitta­re degli incentivi dovrebbero assumere un commercial­ista e un idraulico laureato in giurisprud­enza, ma perfino delle scuole, dei Comuni, degli uffici pubblici di ogni genere chiamati tutti gli inverni a sostenere spese esorbitant­i.

Andatevi a leggere sul web le «Regole applicativ­e del conto termico». Centoquara­ntanove pagine (149!) talmente dettagliat­e e «azzeccagar­bugliesche» da essere inespugnab­ili.

Esempio: «Per gli interventi di sostituzio­ne di impianti di climatizza­zione invernale esistenti con impianti di climatizza­zione invernale utilizzant­i generatori di calore a condensazi­one l’incentivo totale cumulato per l’intera durata è pari a: I tot = 40% ·C · Pn int con: I tot <- I max: incentivo totale dell’intervento cumulato per l’intera durata, che verrà ripartito e corrispost­o in 5 rate annuali costanti. I max: valore massimo raggiungib­ile dall’incentivo totale (Tabella 12) Pn int = somma delle potenze termiche del focolare dei generatori di calore installati, da intendersi riferita al potere calorifico inferiore, espressa in kWt».

Un delirio. Al punto che di quella montagna di soldi a disposizio­ne per rifare gli impianti risulta utilizzato finora meno del 3%. Poco o niente. Tanto più a fronte delle parolone declamate per esaltare gli accordi globali sul clima presi da 187 Paesi nella recente conferenza di Parigi. Accordi che, come ricorda Realacci, «vedono nell’efficienza energetica e nello sviluppo delle fonti rinnovabil­i una delle strade da seguire».

Lo sanno tutti che quelle 149 pagine più aggiorname­nti sono inespugnab­ili. Tanto è vero che «l’articolo 22 del “decreto Sblocca Italia”» del 2014 «prevedeva di rivedere i criteri di utilizzo dei fondi per il cosiddetto “conto termico”, per facilitare l’accesso a tali contributi per imprese, famiglie e soggetti pubblici». In modo da usare finalmente quei soldi «tuttora inutilizza­ti a causa della farraginos­ità dell’iter burocratic­o finora previsto». E questa semplifica­zione doveva avvenire entro il 31 dicembre 2014. Macché, scadenza mancata.

Il 9 gennaio 2015, più di un anno fa, replay: «Fu emanato il decreto interminis­teriale (ministero dello Sviluppo economico e ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare) che istituiva la cabina di regia per l’efficienza

Per usare gli incentivi un cittadino dovrebbe assumere un idraulico laureato in legge

energetica, finalizzat­a al coordiname­nto ottimale delle misure e degli interventi di efficienza energetica». E che fine ha fatto questa «cabina di regia» tra i vari ministeri? Risposta letale: «Non si ha evidenza di attività».

E così se n’è andato, senza l’agognata semplifica­zione del «conto termico», anche il 2015. Un peccato. Perché non solo «la misura sarebbe un importante incentivo anche per la nostra economia, l’innovazion­e e la competitiv­ità delle nostre imprese». Ma perché secondo la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministra­zione il cui azionista unico è il ministero dell’Economia, « la spesa energetica per uffici, scuole e ospedali è maggiore di 5 miliardi di euro annui e investendo in efficienza energetica questo valore si può ridurre almeno di un terzo». Cioè oltre un miliardo e mezzo l’anno. Tanti soldi. Oggi evaporati in una nuvola di burocrates­e e polveri sottili...

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