L’incertezza geopolitica e la scomparsa dell’ottimismo
Non manca solo Angela Merkel al World Economic Forum, partito ieri tra le nevi svizzere di Davos. Rispetto all’edizione dell’anno scorso, qui al vertice dei «leader globali» è sparita, insieme alla cancelliera tedesca, anche una buona fetta del (pur moderato) ottimismo con cui era iniziato il 2015. Lo ha sancito uno studio presentato ieri a Davos dalla multinazionale della consulenza Pwc: un sondaggio tra 1.400 amministratori delegati in 83 Paesi. In un anno i capi azienda fiduciosi nell’economia globale sono scesi dal 37 al 27%. E tra i due principali motivi del crescente sconforto fa capolino una ragione fino a ieri lontana dalla hit parade delle preoccupazioni «corporate»: oltre alle tradizionali lamentele per gli eccessi della regolamentazione pubblica in questo o in quel campo, anche — salita al secondo posto — l’incertezza geopolitica. Se quest’ultima tiene occupata Angela Merkel a Berlino e preoccupa gli amministratori delegati nel mondo, l’Italia va, almeno per il momento, a suo modo controcorrente. I capi azienda tricolore sono infatti tra i più ottimisti sulla crescita mondiale. E, nella fiducia sull’aumento delle vendite nei prossimi anni, superano anche i «pari grado» tedeschi. E c’è un altro sorpasso a sorpresa: per gli amministratori delegati italiani la Germania supera la Cina low cost per attrattività d’investimento.