Galletti: io al Family day con moglie e figli Renzi? Non l’ho avvisato, sono autonomo
La scelta del ministro: «La più grande non ci sarà, non sono riuscito a convincerla»
«Al Family day ci sarò. Con mia moglie e due dei miei quattro figli. Non ci sarà invece mia figlia Laura. Ha 22 anni, si sta laureando in Fisioterapia e ha le sue idee: non sono riuscito a convincerla». Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, cattolico, sull’educazione ha le idee chiare. Tanto che qualche tempo fa vietò ai figli più piccoli di vedere «i Simpson e Beppe Grillo», perché «violenza e parolacce non fanno bene». Stavolta una figlia adulta farà di testa sua, ma lui ci sarà, il 30 gennaio, insieme al resto della famiglia.
Ministro, il Family day fa discutere.
«Certo, è un argomento che divide non solo la società ma anche le famiglie».
Lei perché ci sarà?
«Credo che quella piazza abbia una grande importanza. Esserci non significa andare contro qualcuno».
Scusi, ma tra le parole d’ordine del Family Day molte saranno contro l’esecutivo. Lei va a una manifestazione contro il suo governo?
«Il premier ha già detto che lascerà libertà di coscienza ai parlamentari. È un gesto di buon senso e molto rispettoso. Io ci andrò come cittadino, non certo come rappresentante del governo. Come ci andai nel 2007».
Ne ha parlato con Renzi?
«No, non credo sia necessario. Sono autonomo».
Ci saranno i neocatecumenali, le Sentinelle in piedi, Mario Adinolfi, Costanza Miriano. Non la imbarazza stare al fianco di cattolici integralisti?
«Ognuno partecipa con la sua visione, a titolo personale».
Non crede che sia opportuno dare i diritti anche alle coppie di fatto?
«Certo, io sono d’accordo nel riconoscimento alle coppie di fatto, anche omosessuali, dei diritti. Che sono, per intenderci, il diritto all’assistenza in caso di malattia, all’uso della casa comune, alla reversibilità della pensione, all’eredità del partner».
Però?
«Non si deve stravolgere il fulcro della società, cioè la famiglia».
E in che modo il disegno di legge Cirinnà la metterebbe a rischio?
«La nostra Costituzione riconosce alla famiglia un ruolo fondamentale, con diritti e doveri. Nel testo si confondono i due istituti, anche dal punto di vista giuridico, con un’equiparazione impropria».
Non le pare un distinguo sostanzialmente simbolico?
«Ho riflettuto molto. I dubbi sono legittimi. Ma non è una questione simbolica. Credo, invece, che ci sia tutto lo spazio per trovare una soluzione giuridica in Parlamento, in grado di distinguere in maniera netta i due istituti. Io vado al Family day anche perché penso che sia un’occasione storica: c’è una parte del mondo cattolico che oggi è pronta a far fare a questo Paese un passo in avanti. E spero che il Parlamento non voglia buttare via tutto. Modificando il ddl e mettendo così la futura legge al riparo da problemi che potrebbe sollevare la Consulta».
Dico sì ai diritti gay ma il ddl fa equiparazioni improprie con la famiglia
È a conoscenza di dubbi da parte del capo dello Stato?
«No. Conoscendolo, eserciterà il suo ruolo dopo il varo della legge».
Non è «famiglia» anche quella di coppie omosessuali?
« La responsabilità che prendi nel matrimonio verso la società e verso i figli non può essere la stessa che assume una coppia gay o per gli etero non sposati».
Alcuni gay chiedono di assumere questa responsabilità e di potersi sposare.
«Credo che si debbano tenere distinti i piani. Secondo me, per le coppie eterosessuali ci sono più doveri rispetto alla coppia di fatto soprattutto nei confronti dei figli».
Il ddl prevede la stepchild adoption (adozione del figlio naturale di un partner).
« È stato un errore fare entrare l’adozione delle coppie omosessuali in un disegno di legge, nato per il riconoscimento dei diritti civili. Sulla stepchild adoption non ho certezze. Ho molti dubbi. Questo tema meriterebbe di essere affrontato con un’istruttoria adeguata. Anzi, se in questi pochi giorni che mancano al varo definitivo, Parlamento e forze politiche sono in grado di trovare una soluzione che riscuota una larga maggioranza e metta insieme coscienze laici e cattolici, ben venga».
Cosa pensa della Cirinnà?
«Chiunque creda nelle battaglie che combatte, merita rispetto. Il Parlamento però, su temi che toccano la coscienza delle persone, deve avere un ruolo di mediazione».
Si agita anche lo spettro dell’utero in affitto.
« È un problema vero. La monetizzazione della genitorialità non è un fantasma agitato per bloccare tutto, ma un rischio reale. Sono temi troppo seri per essere gestiti come effetto collaterale di una legge sulle unioni».