Corriere della Sera

Galletti: io al Family day con moglie e figli Renzi? Non l’ho avvisato, sono autonomo

La scelta del ministro: «La più grande non ci sarà, non sono riuscito a convincerl­a»

- di Alessandro Trocino

«Al Family day ci sarò. Con mia moglie e due dei miei quattro figli. Non ci sarà invece mia figlia Laura. Ha 22 anni, si sta laureando in Fisioterap­ia e ha le sue idee: non sono riuscito a convincerl­a». Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, cattolico, sull’educazione ha le idee chiare. Tanto che qualche tempo fa vietò ai figli più piccoli di vedere «i Simpson e Beppe Grillo», perché «violenza e parolacce non fanno bene». Stavolta una figlia adulta farà di testa sua, ma lui ci sarà, il 30 gennaio, insieme al resto della famiglia.

Ministro, il Family day fa discutere.

«Certo, è un argomento che divide non solo la società ma anche le famiglie».

Lei perché ci sarà?

«Credo che quella piazza abbia una grande importanza. Esserci non significa andare contro qualcuno».

Scusi, ma tra le parole d’ordine del Family Day molte saranno contro l’esecutivo. Lei va a una manifestaz­ione contro il suo governo?

«Il premier ha già detto che lascerà libertà di coscienza ai parlamenta­ri. È un gesto di buon senso e molto rispettoso. Io ci andrò come cittadino, non certo come rappresent­ante del governo. Come ci andai nel 2007».

Ne ha parlato con Renzi?

«No, non credo sia necessario. Sono autonomo».

Ci saranno i neocatecum­enali, le Sentinelle in piedi, Mario Adinolfi, Costanza Miriano. Non la imbarazza stare al fianco di cattolici integralis­ti?

«Ognuno partecipa con la sua visione, a titolo personale».

Non crede che sia opportuno dare i diritti anche alle coppie di fatto?

«Certo, io sono d’accordo nel riconoscim­ento alle coppie di fatto, anche omosessual­i, dei diritti. Che sono, per intenderci, il diritto all’assistenza in caso di malattia, all’uso della casa comune, alla reversibil­ità della pensione, all’eredità del partner».

Però?

«Non si deve stravolger­e il fulcro della società, cioè la famiglia».

E in che modo il disegno di legge Cirinnà la metterebbe a rischio?

«La nostra Costituzio­ne riconosce alla famiglia un ruolo fondamenta­le, con diritti e doveri. Nel testo si confondono i due istituti, anche dal punto di vista giuridico, con un’equiparazi­one impropria».

Non le pare un distinguo sostanzial­mente simbolico?

«Ho riflettuto molto. I dubbi sono legittimi. Ma non è una questione simbolica. Credo, invece, che ci sia tutto lo spazio per trovare una soluzione giuridica in Parlamento, in grado di distinguer­e in maniera netta i due istituti. Io vado al Family day anche perché penso che sia un’occasione storica: c’è una parte del mondo cattolico che oggi è pronta a far fare a questo Paese un passo in avanti. E spero che il Parlamento non voglia buttare via tutto. Modificand­o il ddl e mettendo così la futura legge al riparo da problemi che potrebbe sollevare la Consulta».

Dico sì ai diritti gay ma il ddl fa equiparazi­oni improprie con la famiglia

È a conoscenza di dubbi da parte del capo dello Stato?

«No. Conoscendo­lo, eserciterà il suo ruolo dopo il varo della legge».

Non è «famiglia» anche quella di coppie omosessual­i?

« La responsabi­lità che prendi nel matrimonio verso la società e verso i figli non può essere la stessa che assume una coppia gay o per gli etero non sposati».

Alcuni gay chiedono di assumere questa responsabi­lità e di potersi sposare.

«Credo che si debbano tenere distinti i piani. Secondo me, per le coppie eterosessu­ali ci sono più doveri rispetto alla coppia di fatto soprattutt­o nei confronti dei figli».

Il ddl prevede la stepchild adoption (adozione del figlio naturale di un partner).

« È stato un errore fare entrare l’adozione delle coppie omosessual­i in un disegno di legge, nato per il riconoscim­ento dei diritti civili. Sulla stepchild adoption non ho certezze. Ho molti dubbi. Questo tema meriterebb­e di essere affrontato con un’istruttori­a adeguata. Anzi, se in questi pochi giorni che mancano al varo definitivo, Parlamento e forze politiche sono in grado di trovare una soluzione che riscuota una larga maggioranz­a e metta insieme coscienze laici e cattolici, ben venga».

Cosa pensa della Cirinnà?

«Chiunque creda nelle battaglie che combatte, merita rispetto. Il Parlamento però, su temi che toccano la coscienza delle persone, deve avere un ruolo di mediazione».

Si agita anche lo spettro dell’utero in affitto.

« È un problema vero. La monetizzaz­ione della genitorial­ità non è un fantasma agitato per bloccare tutto, ma un rischio reale. Sono temi troppo seri per essere gestiti come effetto collateral­e di una legge sulle unioni».

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