La sindaca all’Antimafia «Chiesi già a luglio di espellere De Robbio»
Il Pd: ora qui Fico e Di Maio. Casaleggio frena sui 5 Stelle in tv
Stavolta non dovrebbero esserci equivoci, il confronto è tra chi parla la stessa lingua. Di fronte al sindaco di Quarto Rosa Capuozzo non c’è un magistrato che deve accertare un reato, né i giornalisti ai quali lei finora ha scelto di non rispondere mai. Stavolta ci sono i parlamentari della commissione antimafia. E tra i banchi di Palazzo San Macuto (dove ora il Pd pressa per avere anche Roberto Fico e Luigi Di Maio) il caso Quarto non è più né un caso giudiziario né un caso mediatico: finalmente è solo un caso politico. Ma le domande sono le stesse: perché non denunciò il ricatto del consigliere De Robbio, che voleva imporle incarichi, nomine e affidamenti brandendo l’arma di un abuso edilizio commesso dalla famiglia del sindaco? Non le è mai venuto in mente che dietro i novecento voti raccolti da De Robbio ci fosse la criminalità organizzata? I candidati come furono scelti, in particolare De Robbio? Gli assessori li scelse lei o ne parlava con il direttorio? E al direttorio raccontava delle ingerenze di De Robbio? E una volta per tutte: lei è stata minacciata o no da De Robbio? E perché è stata espulsa dal Movimento?
Il sindaco Capuozzo ha l’opportunità, e politicamente anche l’obbligo, di fare una volta per tutte chiarezza sull’origine della bufera che ha travolto Quarto. E però alle domande più dirette fatica a rispondere. De Robbio? «Era un guascone, uno che si dava molto da fare, un po’ esibizionista. Ma era affabile. Solo quando mi ha convocato il pm ho capito che avevo corso dei rischi. Se penso che sono andata decine di volte personalmente ad aprire e chiudere il cancello di quello stadio che poi ho scoperto quanto faceva gola a certa gente». Che De Robbio fosse un supervotato, invece, nessuna sorpresa: «Era l’unico candidato A Roma Rosa Capuozzo, sindaca di Quarto (Napoli), al suo arrivo a Roma alla commissione parlamentare Antimafia di palazzo San Macuto. La sindaca era accompagnata da un gruppo di consiglieri ( Benvegnù/ Guaitoli/ Lannutti) di Quarto, conosceva tutti. Normale che avesse più preferenze di noi altri». Gli assessori invece rivendica di averli scelti lei, «ma informavo i vertici del Movimento, anche di quanto De Robbio insistesse per essere coinvolto nelle decisioni».
Dice di averne chiesto l’espulsione già nello scorso luglio, quando lui insisteva affinché lo stadio comunale venisse dato in affidamento a imprenditori privati, ma ripete di non aver riscontrato nel suo atteggiamento «la figura giuridica della denuncia, perciò non l’ho denunciato». E secondo la sua analisi quella mancata denuncia sarebbe all’origine della sua espulsione dal Movimento 5 Stelle. E accusa: «Sono vittima di un attacco mediatico. Mi hanno espulsa perché non ho denunciato minacce che dico di non aver avuto. Si, è vero, parlavo di ricatti, ma ne parlavo come sfogo». Sulla delibera che affidava la gestione del servizio idrico e fognario a un consorzio capeggiato da un’impresa colpita da interdittiva antimafia dà la responsabilità a chi c’era prima di lei («La stazione appaltante era la prefettura di Napoli, noi abbiamo solo stipulato il contratto » ) , e sulla camorra a Quarto dice: «Certo che c’è. Lo so come lo sanno tutti, ma non ne so più degli altri». Intanto, nel M5S Casaleggio detta una linea più prudente: frenata sulle presenze tv.