Corriere della Sera

L’Italia dovrà garantire la sicurezza a Tripoli

- Marco Galluzzo

Quando e se decollerà una missione internazio­nale di stabilizza­zione della Libia, su richiesta del nuovo governo di unità nazionale, l’Italia avrà sicurament­e un compito centrale: è stata già trattata con gli alleati una possibile suddivisio­ne dei ruoli, l’Italia potrebbe avere il comando della missione, in tutto i nostri militari impegnati dovrebbero aggirarsi su 1.000 unità e fra gli altri avere il compito di garantire la sicurezza della città di Tripoli.

Con o senza una cornice delle Nazioni Unite, i piani di un intervento al ministero della Difesa sono pronti da alcuni giorni e per ovvie ragioni secretati. Le poche cose che filtrano dicono che il profilo del nostro impegno, in una logica di supporto e non di supplenza delle forze locali, riguarderà tutte e tre le nostre Forze armate e anche reparti scelti dei Carabinier­i. Sicurament­e offriremmo le nostre basi all’aeronautic­a di altri Paesi, i nostri caccia (con funzioni in primo luogo di ricognizio­ne) potrebbero partire dalla Sicilia e dalla Puglia (i Predator teleguidat­i potrebbero essere armati), sul territorio libico i nostri militari sarebbero impiegati in primo luogo per l’addestrame­nto delle forze di sicurezza locali e la vigilanza di obiettivi sensibili (oltre che Tripoli alcuni snodi petrolifer­i di primaria importanza).

In ogni caso il varo del nuovo governo libico e la prossima approvazio­ne da parte del Parlamento di Tobruk sono i passaggi formali ritenuti «imprescind­ibili» per l’avvio della missione militare: «Saranno le autorità libiche a dirci di che cosa hanno bisogno: poi ci regoleremo di conseguenz­a», ha detto ieri una fonte militare citata dall’Ansa.

È anche possibile che alla fine ci si muova senza un cappello delle Nazioni Unire, ma solo su richiesta delle nuove autorità libiche, come accaduto per la Siria, quindi con la formazione di una «coalizione dei volenteros­i». Di sicuro per le nostre forze di terra non si immagina un ruolo di combattime­nto: Esercito e Carabinier­i dovrebbero svolgere compiti di addestrame­nto delle forze locali e di vigilanza di alcuni siti a rischio.

Tra questi, oltre ai pozzi petrolifer­i e ad altre istallazio­ni strategich­e, i palazzi istituzion­ali e quello dove si insedierà il quartier generale della missione delle Nazioni Unite Unsmil, con il generale Paolo Serra (ex comandante di Unifil in Libano) da due mesi nominato da Ban Ki-moon senior advisor del nuovo Rappresent­ante speciale dell’Onu in Libia, Martin Kobler. Un ruolo delicato che già gli è valso le minacce di Al Qaeda.

Negli ultimi giorni l’Aeronautic­a ha già rischierat­o quattro velivoli Amx di Istrana (Treviso) nella base di Trapani: «Compiti di ricognizio­ne e monitoragg­io», in seguito «al deterioram­ento delle condizioni di sicurezza nello scacchiere nordafrica­no», ha spiegato la Difesa. Un altro contributo che potrebbe essere garantito dall’Italia è quello del rifornimen­to in volo per tutti gli aerei della coalizione. In ambito navale le unità della Marina attualment­e impiegate per il contrasto all’immigrazio­ne clandestin­a potrebbero cambiare funzione e svolgere un ruolo diverso.

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