La Juve cerca la 12ª e i gol di Morata Pioli: «Sono forti ma non imbattibili»
Digiuno Allegri sprona Morata, bomber in crisi (Ansa)
È stata la finale dell’anno scorso (2-1 per la Juve). È stata la Supercoppa di Shanghai (2-0 bianconero). Adesso Lazio-Juventus vale la semifinale contro l’Inter in quella che si può tranquillamente definire la parte meno tenera del tabellone di Coppa Italia. In attesa — come la società di Lotito — di ricevere i soldi pattuiti per volare fino in Cina ad agosto — 1,5 milioni a società che non sono ancora arrivati — la Juve prova a tenere aperto il conto delle vittorie consecutive, che tra campionato e coppa nazionale sono 11. In tre mesi l’unica sconfitta, comunque pesante, è arrivata in Champions a Siviglia.
«Sono forti non ci sono dubbi, ma nessuno è imbattibile» contrattacca Stefano Pioli, che vorrebbe evitare di aggiornare la contabilità delle sconfitte contro i bianconeri (c’è pure lo 0-2 di inizio dicembre) e ottenere il primo successo contro Massimiliano Allegri dopo 6 scontri diretti: «Non lo soffro né psicologicamente né tatticamente — sottolinea il tecnico della Lazio per la quale la Coppa Italia potrebbe rappresentare l’unica chiave d’accesso all’Europa e quindi
riveste ancora più importanza —. Lui allena una grande squadra, ma noi vogliamo vincere, lo speravo già l’anno scorso, l’avremmo meritato. Credo che abbiamo le qualità per farlo in futuro».
La differenza nella finale del 20 maggio la fecero i riservisti, in particolare il portiere (Storari contro Berisha) e il centravanti: Djordjevic colpì un clamoroso doppio palo, mentre Matri segnò il gol partita, prima di partire, proprio con destinazione Lazio (oggi però al centro dell’attacco ci sarà Klose). La Juve nel frattempo ha alzato notevolmente anche il livello delle seconde linee, dato che oggi il suo quarto attaccante è l’azzurro Simone Zaza, «che non va via» come ribadisce Allegri, ma che scalpita sempre di più, dall’alto della sua fantastica media gol: ne ha fatti 6, uno ogni 63’ giocati.
La coppia titolare nella Coppa che la Juve di Allegri ha riconquistato a vent’anni di distanza dall’ultimo successo (sono dieci: nessuno ne ha vinte così tante) dovrebbe essere quindi ancora quella lucano-madridista, che ha travolto il Torino. Non sarà facile rimpiazzare Dybala e Mandzukic, né far tornare Morata al gol che manca dal 4 ottobre. «Alvaro può fare di più e deve fare di più — spiega Allegri —, però non si deve fare ossessionare, perché capita alle punte di passare tre, quattro mesi senza segnare e poi ritornare al gol. Ha qualità importanti e non le ha perse, serve poco per sbloccarsi e ripartire di nuovo». Pioli, da ex stopper, anche bianconero, lo sa bene: certi digiuni non durano all’infinito.