Corriere della Sera

«Basta ambiguità, il Parlamento è un suk Con il grande centro in tanti si allontanan­o»

Il governator­e Rossi: Matteo chiarisca. La questione morale di Berlinguer è attuale

- Alessandro Trocino

«Il Parlamento non diventi un suk. Il trasformis­mo è un male». Enrico Rossi, presidente della Toscana, autocandid­atosi a prossimo segretario del Pd, lo dice chiarament­e: Verdini non va bene.

Verdini è un nervo dolente per il Pd. I suoi voti scottano. Perché?

«Ma perché è stato a lungo il braccio destro di Berlusconi, che ha rappresent­ato la destra in questo Paese. Io non ce l’ho personalme­nte con lui. Ma quelle dichiarazi­oni sull’affiliazio­ne, poi».

Sono state smentite.

«Ma resta singolare il suo ruolo. Attenti a non trovarsi troppo spesso più d’accordo con i conservato­ri che con la sinistra. Alla lunga è devastante per il Pd. E poi diciamo questo: se è vero che è auspicabil­e che le riforme costituzio­nali siano votate anche da uno schieramen­to più ampio, ora possiamo dire che quella fase si è conclusa. Il ciclo delle riforme costituzio­nali è finito. Renzi sia veloce. È arrivato il momento di fare chiarezza. Tolga dal campo ogni ambiguità e ricollochi il partito nello spazio della sinistra e del centrosini­stra».

La minoranza teme che la direzione sia un'altra. Cioè il partito della nazione.

«Se permane quest’ambiguità, il rischio è far gravare sulla politica questo clima di trasformis­mo, una pesantezza che non fa bene alla dialettica democratic­a e alla credibilit­à della politica. Non solo».

Cos’altro?

«Rischia di allontanar­e dal Pd molte persone che si sentono di sinistra e che credono che l’obiettivo non sia creare un grande centro ma tenere viva una dialettica a sinistra».

In una sua dichiarazi­one, richiama la «questione morale» di Berlinguer.

«Il tema va usato con sobrietà. Va ripreso per quello che era: una denuncia forte dell’occupazion­e

del potere».

È questo rischio c’è?

«Bisogna guardarsen­e. La società è profondame­nte cambiata e non è predispost­a ad accettare una politica che invada tutto il potere. Poi Berlinguer alludeva ai privilegi: che oggi, invece di contrarsi, si espandono. Basti guardare la legge di stabilità: pare venir meno il tema della progressiv­ità fiscale. Insomma, io credo che non sia opportuno schiacciar­si troppo sull’esistenza e uno sguardo lungo possa aiutare anche al pensiero critico. Ricordiamo la lezione di papa Francesco».

Tornando al tema dell’occupazion­e del potere.

«Un partito non può essere tutto e solo governo. Serve un segretario che si occupi anche della manutenzio­ne del partito e della costruzion­e di un pensiero che sia oltre la pratica di governo».

Speranza chiede un dibattito in Parlamento sulla questione

Verdini.

«Non entro nel merito della tecnica parlamenta­re. Diciamo che, in altri tempi, ci sarebbe stato un partito. E forse servirebbe anche ora un partito non tutto concentrat­o sul leader. Fa male anche a Renzi tra l’altro. Un partito dev’essere una comunità, deve avere rapporti con i corpi intermedi e la società».

Sull’Europa Renzi sta facendo la voce grossa.

«Anche qui. Dico: giusto affermare che questa Europa è da cambiare, giusto mettere in luce le contraddiz­ioni, ma attenzione a non essere risucchiat­i in un antieurope­ismo che non è il nostro. Nasciamo come partito che si batte per gli Stati Uniti d’Europa e per costruire alleanze in quel senso. Teniamo lontana come la peste anche solo il baluginìo di un’idea di Brexit, di antieurope­ismo».

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