«Studi sul cancro falsificati» Ricercatori sotto inchiesta
Nasce da un filone dell’inchiesta del 2013 approdata a Napoli la nuova indagine milanese sulla presunta falsificazione dei risultati di studi scientifici sul cancro, che ieri ha determinato — per chiarire se si tratti solo di un grosso equivoco o di reali irregolarità — alcune perquisizioni in uffici e laboratori dell’Istituto dei tumori e dello Ieo, l’Istituto europeo di oncologia fondato da Umberto Veronesi. Una decina le persone indagate, tra le quali professori universitari e ricercatori che hanno lavorato su importanti studi pubblicati su riviste scientifiche. Le accuse ipotizzate dai sostituti procuratori Francesco Cajani e Antonio D’Alessio, coordinati dall’aggiunto Maurizio Romanelli, sono falso in documenti informatici e truffa ai danni dell’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, e del Miur, il ministero per l’Istruzione, l’università e la ricerca, enti che erogano i finanziamenti alla ricerca sulle malattie oncologiche. Gli investigatori della sezione di Polizia giudiziaria hanno acquisito (con la collaborazione dei responsabili delle strutture scientifiche) i quaderni di laboratorio degli esperimenti fatti tra il 2000 e il 2013 e relativi ai «meccanismi molecolari alla base dello sviluppo» dei tumori, con l’obiettivo di accertare se contengano «dati scientifici falsificati ad hoc», finalizzati a ottenere proprio grazie a questi risultati i finanziamenti di Airc e Miur. Ad ottobre 2013, la prima parte dell’inchiesta contestò a un ricercatore napoletano alcuni casi di falsificazioni dei dati utilizzati sia per ottenere i finanziamenti, sia per arricchire i curriculum. Gli investigatori scoprirono che i risultati erano stati manipolati al computer utilizzando programmi come photoshop. Una consulenza informatica accertò che nelle immagini dei test di laboratorio erano state duplicate o ribaltate porzioni di proteine o di geni relativi a test estranei agli studi.