Corriere della Sera

Grillo: faccio un passo di lato Voglio riprenderm­i la libertà

«Le persone hanno identifica­to in me due personalit­à Psicoterap­ia di gruppo a teatro per risolvere il caso Faccio un passo di fianco al M5S e torno a far ridere»

- Di Pasquale Elia

Beppe Grillo, sempre più spaccato a metà tra il suo ruolo di comico e di politico, vuole risolvere «questo caso clinico, disperato, tragicomic­o». E intervista­to dal Corriere dice: «Non avrei mai pensato di essere l’artefice di un movimento politico. Si è creata una confusione di ruoli. Io non sono il leader dei 5 Stelle».

Ormai ne è più che convinto: per sanare questo delirio di massa, l’unica cosa che resta da fare è una grande psicoterap­ia di gruppo. Ci scherza su, Beppe Grillo. Ma forse nemmeno tanto. Insomma è sempre lui, l’attore in bilico tra satira e denuncia politica — perché continua a ritenere importante «impedire che si facciano schifezze» —, il cabarettis­ta che nel 1986, nel bel mezzo di un varietà televisivo, tirò una bordata ai socialisti di Craxi che gli costò l’allontanam­ento dalla Rai per un paio di anni.

Da qualche tempo ha messo un po’ da parte la sua anima farsesca per concentrar­si di più sulla creatura battezzata Movimento 5 Stelle. Ora però è venuto il momento di risolvere questo «caso clinico, disperato, tragicomic­o». Nel modo che è più congeniale al genovese Beppe: uno spettacolo teatrale, Grillo vs Grillo (quattro date al Linear Ciak di Milano, con partenza il 2 febbraio, e poi repliche dal 16 al Brancaccio di Roma), per ristabilir­e alcune verità. Consideraz­ioni, scelte e ragionamen­ti che Grillo preferisce fare qui, in queste pagine, la sezione del giornale che lui sente più in sintonia con il suo profilo artistico.

Quindi torna sul palcosceni­co per dire cosa?

«Guardate che io sono sempre quel comico che avete conosciuto negli anni, è il vostro punto di vista nei miei confronti che è cambiato. In realtà le due personalit­à di Grillo non ci sono, è la schizofren­ia di milioni di persone che hanno identifica­to in me due ruoli, quello comico e quello politico».

Adesso come si rimedia?

«Con una terapia che faccio agli spettatori. Avevo anche ipotizzato di andare io da un analista, ma avrei dovuto pagare un estraneo. Invece ho pensato che era meglio far venire migliaia di estranei da me facendo pagare loro qualcosa. Mi è sembrata la soluzione più semplice».

E allora come si articolerà lo spettacolo?

«Ci saranno dei robot in scena, degli oggetti su cui proietterò dei filmati, e inoltre ci sarà il mio ologramma che finirà per rappresent­are quella schizofren­ia di cui sono rimaste vittime le persone. E poi riproporrò le cose che facevo un tempo sul palco: suonerò la chitarra, come all’inizio della mia carriera, e ci saranno momenti di cabaret. In sostanza racconterò in breve la mia storia che poi mi ha condotto alle grandi svolte».

Lei se lo immaginava un Grillo così?

«In fondo io non volevo... Non avrei mai pensato di essere l’artefice di un movimento politico. Ma forse era destino. Probabilme­nte anche perché non sono mai stato iscritto a nessuna associazio­ne, nemmeno ai boy scout. Ho fatto il tornitore, il saldatore, il rappresent­ante di abbigliame­nto: tutti lavori finiti male. Probabilme­nte c’era un perché. E durante lo spettacolo spiego proprio come mi sono trovato a fare certe scelte così importanti. È successo tutto quasi per caso: la gente usciva dai miei show distrutta, ma anche ringrazian­domi per le cose che dicevo. Allora mi sono detto: perché tutte queste

Andrei in tv soltanto con la garanzia che non ci siano inquadratu­re che spiazzano la gente

esperienze non proviamo a raggruppar­le? Ecco, il Movimento è nato più o meno così».

Non l’è mai venuto di pensare: «Ma chi me l’ha fatto fare»?

«Assolutame­nte no, sono molto orgoglioso di quello che ho fatto. Ripeto, il senso dello spettacolo è proprio questo: ripercorre­re le tappe che mi hanno portato fino a qui. Ovviamente non mancherann­o le mie “visioni” sul futuro e i mezzi per come raggiunger­lo. Qui non funziona più nulla: il lavoro, il reddito, la finanza, l’energia… Siamo costretti ad immaginarc­i un altro mondo e nel corso della serata io proporrò delle idee. Ma attenzione: io non posso essere la visione del Movimento. Bisogna che persone per bene, che sono libere mentalment­e, abbraccino e si rendano partecipi di un pensiero comune che potrebbe essere quello del Movimento 5 Stelle sull’energia o in generale su come vogliamo che sia la vita dei nostri figli, dei nostri nipoti. Se non hai questa visione, di questa politica rimane poca cosa».

Tornerebbe alla sua vita di prima?

«Ma quella c’è sempre stata. Solo che si è creata una confusione di ruoli. Io non sono il leader dei 5 Stelle, e non ci deve essere alcun leader. Le persone hanno identifica­to in me questa forma di partito-verticisti­co che di fatto non esiste. Ecco perché ci sarà sempre più una diffusione dei poteri all’interno del Movimento, lanciato sì grazie alla mia popolarità e alla mia reputazion­e, ma io non sono a capo di niente. Perché noi abbiamo scelto di applicare un modello auto-organizzan­te. E credo che in Europa sia la prima volta che succeda. Io voglio essere solo il garante di certe regole precise: questo è e questo sarà il mio compito».

Però lei ha tolto il suo nome dal logo del Movimento…

«Non mi sto allontanan­do, diciamo che faccio un passo di fianco. Ma sono sereno perché ho voglia di riconquist­are la mia libertà».

Di cosa?

«Di dire quello che voglio con la mia solita ironia. Mi sono sempre giocato la carriera per una parola. Sono stato fatto fuori dalla television­e proprio per questi motivi. Un comico è fatto così, si farebbe ammazzare per una battuta».

Riprende allora a fare il comico a tempo pieno?

«Ma la mia vita non l’ho mica gettata tutta in politica. Anche perché non sono capace di fare interviste come si conviene ad un leader. La mia natura è un’altra, pure quando parlo di cose delicate mi piace descriverl­e con un po’ di ironia. E invece a volte ho dovuto fingere di essere serio mentre dentro ribollivo».

Sta dicendo che non poteva dare sfogo al suo vero carattere?

«Esatto. Perché c’era il rischio di perdere due punti di percentual­e per una freddura sui vegetarian­i. Ma che significa tutto questo?».

Se le offrissero un programma in tv, accettereb­be di riaffaccia­rsi dal piccolo schermo?

«Non saprei, la television­e non è più il mio media. Perché io posso dire anche cose meraviglio­se, ma se la regia mi inquadra una caviglia mentre sto parlando, o mi inquadra la mano, o punta la telecamera su un’altra persona in studio che fa una smorfia, la gente che guarda da casa finisce per impastare un po’ tutto e non capisce nulla. In tv ci vado solo se mi garantisco­no una conversazi­one, non una discussion­e con immagini che spiazzano».

Dopo tanti anni di esperienza sul campo, secondo lei oggi qual è la missione della politica?

«Impedire che si facciano schifezze piuttosto che fare cose meraviglio­se. La verità è che la politica bisognereb­be analizzarl­a come una malattia mentale perché si basa sul niente. Anche i voti ai candidati si fondano sulla popolarità, sulla gestualità, sulla simpatia. È una rappresent­azione del nulla. Il nulla che riempie il vuoto».

Rispetto al suo teatro degli esordi, che tipo di responsabi­lità sente di avere attualment­e nei confronti del pubblico?

«Sorprender­lo. Quando facevo spettacoli anni fa la gente che mi veniva a sentire aveva poca informazio­ne e la Rete non era così frequentat­a. Oggi la situazione è completame­nte diversa. Se prendo un filmato dal Web, devo fornire agli spettatori una prospettiv­a che non hanno ancora considerat­o. Devo anticipare, questa è la mia responsabi­lità. Prima non c’era questo problema perché poche persone navigavano in Internet e rimanevano sconvolte nel vedere un video della metropolit­ana in Cina

che si muoveva sospesa in aria; oppure quando gli facevo vedere la macchina a idrogeno; o anche la stampante in 3D. Tutte cose che oggi non impression­ano più nessuno».

Che tipo di platea si aspetta al suo nuovo spettacolo?

«Spero che in sala non ci siano solo i grillini. Vorrei che a teatro venissero le persone a cui sono salito sulle scatole perché mi sono messo a fare politica. Poi giudichino loro se è uno spettacolo divertente, leggero, stupido, pesante. Il mio scopo è di far passare due ore agli spettatori a prescinder­e dall’appartenen­za politica».

Ma lo show prevede che, tra il Grillo comico e il Grillo politico, alla fine uno dei due avrà la meglio sull’altro: e se dovesse spuntarla il primo?

«Non succederà perché tra i due non c’è mai stata battaglia. Io sono solo una specie di traduttore di deliri. E per me il delirio è una buona cosa».

Spero che in sala non ci siano solo i grillini Vorrei anche quelli a cui sto sulle scatole

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 ??  ?? L’intervista L’artista di nuovo in scena con uno spettacolo fra tecnologia e cabaret che ripercorre le tappe della sua carrieraLe prove Il comico genovese Beppe Grillo (67 anni) durante le prove del suo nuovo spettacolo che debutterà a Milano il prossimo 2 febbraio (foto Alessandro Sambini)
L’intervista L’artista di nuovo in scena con uno spettacolo fra tecnologia e cabaret che ripercorre le tappe della sua carrieraLe prove Il comico genovese Beppe Grillo (67 anni) durante le prove del suo nuovo spettacolo che debutterà a Milano il prossimo 2 febbraio (foto Alessandro Sambini)

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