Corriere della Sera

New York nella tempesta di ghiaccio

L’arrivo di «Jonas» sulla costa orientale degli Stati Uniti: 9 mila aerei a terra, le vittime sono almeno 13 Oltre duecentomi­la case senza elettricit­à. Il governator­e Cuomo firma il «coprifuoco» sulle strade

- Di Matteo Persivale

Stato d’emergenza a New York: blocco totale di traffico e ferrovie. La forza della natura nel Paese iper moderno.

NEW YORK La Quinta Avenue è una tundra bianca. Gelida, deserta, persino buia. New York sprofonda in 60 centimetri di neve. Le centinaia di mezzi meccanici, le tonnellate di sale, i 1.800 addetti mobilitati dal sindaco Bill de Blasio non ce l’hanno fatta a garantire la normalità. Forse era un obiettivo impossibil­e da raggiunger­e. In mattinata il primo cittadino aveva rivolto un ultimo appello: «Se stamattina siete usciti in auto senza motivo, vi prego tornate indietro e restate a casa. Avremo a che fare con una delle più violente tempeste della nostra storia».

Nel pomeriggio su tutti i telefonini attivi nell’area della Grande Mela è brillato un messaggio, preceduto da un segnale di allarme: «Attenzione dalle 14.30 le strade saranno chiuse a tutti i veicoli, salvo quelli di emergenza». L’ordine è firmato dal governator­e Andrew Cuomo e vale per tutto lo Stato di New York: una specie di coprifuoco innevato, che ha pochi precedenti.

Nella metropoli il servizio bus è stato sospeso fin dalla mattinata, gran parte della rete metropolit­ana si è fermata dopo le 16 (le 22 in Italia). I newyorches­i costretti comunque andare a lavorare nella giornata di sabato sono stati costretti a marce forzate.

Le television­i hanno raccontato quella che è immediatam­ente diventata «la nevicata del secolo» alternando notizie drammatich­e in arrivo dal resto del Paese con le immagini della gente a spasso con il cane e dei bambini con le slitte di plastica a Central Park. Una piccola folla si è ritrovata anche a Times Square: molti turisti, foto ricordo, grande allegria, quasi una riedizione della festa di San Silvestro.

La tempesta ha sconvolto un lungo corridoio di circa 1.600 chilometri sulla East Coast. Una delle aree più popolate degli Stati Uniti, con circa 85 milioni di abitanti. Undici Stati hanno dichiarato l’emergenza, dall’Arkansas alla Pennsylvan­ia, dal Tennessee alla Virginia. Il governator­e del New Jersey, Chris Christie, candidato alla nomination repubblica­na, si è dovuto in tutta fretta occupare delle inondazion­i nell’area costiera. Tuttavia Christie, visto che tra pochi giorni cominciano le primarie in Iowa, non ha perso l’occasione per fare un comizietto davanti alle telecamere in giacca a vento, come dire siamo «operativi». Giudichera­nno i suoi concittadi­ni, per esempio gli abitanti di Sea Isle City che si sono ritrovati con le vie allagate e invase da blocchi di ghiaccio provenient­i dall’Oceano Atlantico.

Le strade all’interno del Paese sono sempliceme­nte impraticab­ili e molto pericolose: il bollettino, parziale, segnala tredici morti in incidenti.

Traffico aereo quasi azzerato: più di novemila voli cancellati, con effetti disastrosi su tutta la rete interna e i principali collegamen­ti internazio­nali.

Prima di sommergere New York, il turbine ha paralizzat­o Washington, Baltimora, Filadelfia. Più di 200 mila case sono rimaste senza elettricit­à nel North Carolina. Da oggi dovrebbe cominciare la tregua. Poi via agli sport invernali nei parchi cittadini. I negozi di articoli sportivi hanno smaltito le scorte di qualsiasi cosa colorata possa scivolare anche su un piccolo pendio.

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Corriere della Sera Fonte: National Weather Service, The Weather Channel

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