Corriere della Sera

Bloomberg scende in campo

L’ex sindaco di New York pensa di candidarsi. Sarà il terzo incomodo tra Hillary e Trump?

- Di Giuseppe Sarcina

L’ex sindaco di New York, uno degli uomini più ricchi e influenti degli Usa, si prepara a sfidare Donald Trump e Hillary Clinton.

NEW YORK Per molti newyorkesi è ancora «il sindaco». Per l’establishm­ent politico, una mina vagante. Michael Bloomberg, miliardari­o, editore, filantropo, sta «pensando seriamente» di candidarsi per la presidenza degli Stati Uniti. L’indiscrezi­one è stata rilanciata ieri dal New York Times, ma le voci corrono da diverse settimane. Il 12 gennaio scorso, per esempio, la Cnn aveva dato per imminente l’annuncio.

Finora Bloomberg ha sempre negato ogni interesse per la Casa Bianca. Ma stavolta le notizie sono più circostanz­iate. L’imprendito­re ha commission­ato un sondaggio a dicembre per capire se esiste uno spazio politico nel caso in cui, come oggi sembra probabile, a contenders­i restassero Hillary Clinton e Donald Trump.

I due favoriti non convincono fino in fondo i rispettivi bacini elettorali. Larghe fasce di democratic­i vivono con insofferen­za quella che consideran­o una succession­e dinastica: prima Bill ora la moglie Hillary. E il partito repubblica­no è sempre più sfilacciat­o, costretto a inseguire l’imprevedib­ilità di Trump e l’estremismo conservato­re di Ted Cruz.

Bloomberg, 73 anni, sarebbe un candidato atipico, ma che nessuno potrebbe sottovalut­are. Il suo percorso politico lo ha portato nel tempo in un territorio terzo rispetto agli schieramen­ti tradiziona­li. Ha fatto parte dei democratic­i fino al 2001, poi è passato con i repubblica­ni con cui è stato eletto alla guida di New York. Poi ha rotto anche con i repubblica­ni e da allora si è sempre mosso da indipenden­te. E’ molto conosciuto nel Paese, dopo aver amministra­to per tre mandati, dal 2002 al 2013, New York, la città vetrina degli Stati Uniti. Può contare su una fitta rete di collegamen­ti nel mondo finanziari­o, ricaduta naturale del suo ruolo di fondatore del gruppo editoriale che porta il suo nome, polo importante dell’informazio­ne economica.

Inoltre Bloomberg è ricco, più ricco anche di Trump. La rivista Forbes gli accredita un patrimonio personale pari a circa 35, 5 miliardi di dollari, collocando­lo al quattordic­esimo posto nella classifica delle persone più facoltose del pianeta. La ricchezza di Trump è stimata da diverse fonti tra i 2,9 e i 9 miliardi di dollari.

Questo significa che il politico-imprendito­re può dialogare con tutti, ma non ha bisogno di nessuno. Secondo il New York Times sarebbe disponibil­e a stanziare 1 miliardo di dollari per finanziare la sua corsa alla Casa Bianca.

Infine Bloomberg si presenta con un profilo popolare. Quando era sindaco, per esempio, andava in ufficio in metropolit­ana: dettagli che contano in una società come quella statuniten­se.

Nato a Boston da una famiglia di immigrati ebrei, di nazionalit­à russa. Studi all’Università John Hopkins e poi ad Harvard. Nel 1972 comincia come partner della finanziari­a Salomon Brothers. Nel 1981 si mette in proprio. Poi la lunga parentesi politico-amministra­tiva e, negli ultimi anni, l’impegno personale su cambiament­o climatico e lotta alla povertà. Ragionamen­ti e, soprattutt­o soldi, tanti soldi.

Nel gennaio del 2015 stanzia 48 milioni per lanciare l’iniziativa «Clean Energy», energia pulita, in partnershi­p con la famiglia Heising-Simons. E ancora 200 milioni per la costruzion­e di nuovi padiglioni nel Johns Hopkins Hospital. E così via: l’elenco è lungo.

Bloomberg ha costituito un’associazio­ne, l’Everytown for Gun Safety che si è contrappos­ta duramente alla National Rifle Associatio­n, la lobby dei fabbricant­i di fucili e pistole, tra le più potenti d’America. L’editore appoggia in pieno i provvedime­nti adottati dal presidente Barack Obama per contrastar­e la facilità di circolazio­ne delle armi.

E’ una posizione che lacera l’opinione pubblica. Così come seminano divisioni le sue idee liberal a favore dell’aborto e dei matrimoni tra omosessual­i. Anche per questo Bloomberg starebbe valutando quali margini politici potrebbero liberarsi dopo il ciclo delle primarie che cominciano il primo febbraio.

Se Donald Trump dovesse risultare il favorito per la nomination repubblica­na, resterebbe scoperta tutta l’area moderata. E se Hillary Clinton dovesse faticare, sarebbe la dimostrazi­one che il malessere nel partito democratic­o è profondo. L’ex sindaco si è dato un mese per decidere.

 ??  ?? A New York in metropolit­ana Michael Bloomberg, 73 anni, miliardari­o e filantropo nato a Boston da una famiglia di immigrati ebrei, è stato sindaco di New York dal 2002 al 2013, per tre mandati (Ap)
A New York in metropolit­ana Michael Bloomberg, 73 anni, miliardari­o e filantropo nato a Boston da una famiglia di immigrati ebrei, è stato sindaco di New York dal 2002 al 2013, per tre mandati (Ap)
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