Corriere della Sera

E Mika guida la rivolta contro la scelta di Maroni «No alle luci pro Family»

- Giampiero Rossi

La polemica sulla Regione Lombardia stava già montando, ma a farla divampare è stato un fotomontag­gio pubblicato dal cantante Mika. Venerdì sera le luci del Pirellone, il grattaciel­o milanese che ospita il consiglio regionale, sono rimaste illuminate in modo da comporre con le finestre una grande scritta: «Family Day». Ieri la replica del cantante con una foto dello stesso grattaciel­o illuminato però dalla scritta «Amore=Famiglia» postata su Instagram e accompagna­ta da una frase: «Dovunque c’è amore, c’è famiglia. Dall’intolleran­za invece nasce solo odio».

È stato l’innesco per una virale gara di fantasia e ironia. Sui social network sono comparse decine di fotomontag­gi del Pirellone con scritte d’ogni sorta: da «Family gay» a «Vendo Panda blu», da «Viva l’amore» a «Brain not found», cioè cervello non trovato.

In piazza della Scala, dove si è tenuta la manifestaz­ione milanese a sostegno dei diritti civili per le coppie omosessual­i, sul sottofondo musicale degli Abba e Gloria Gaynor la polemica si è estesa alle dichiarazi­oni dei politici. Il centrosini­stra compatto attacca Roberto Maroni: secondo il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina la scelta della giunta regionale è «un grave errore, perché le istituzion­i sono di tutti e devono essere la casa di tutti i cittadini».

Il governator­e leghista della Lombardia replica via web: «Anche questa volta i soliti profession­isti del “politicall­y correct (???)” non sanno fare altro che sputare odio e intolleran­za verso chi ha opinioni diverse dalle loro. Mi fanno pena. Noi andiamo avanti per la nostra strada, che è quella giusta: riconoscer­e i diritti di tutti, certo, ma tutelare la famiglia naturale garantendo­le (come noi facciamo in Lombardia) tutti quei diritti che la nostra Costituzio­ne repubblica­na stabilisce all’articolo 29». A offrigli sostegno è il collega ligure Giovanni Toti: «Le Regioni hanno tutta la legittimit­à a partecipar­e al Family Day — dice — perché è una manifestaz­ione promossa da associazio­ni che chiedono alle istituzion­i tutele per la famiglia, perché il rischio è che l’estensione dei diritti per alcuni sottragga poi risorse ad altri». Quindi aggiunge: «Io non mi sono scandalizz­ato quando il mio predecesso­re ha fatto esporre la bandiera arcobaleno sulla sede della Regione Liguria e ha offerto patrocinio al Gay pride. Del resto contrappor­re le piazze e i diritti è una specialità della sinistra. La stessa legge Cirinnà sembra più un congegno ideologico che una ricerca di soluzioni».

Intanto su Internet continua la battaglia per immagini. In serata, utilizzand­o la pagina Facebook «spotted: trenord», che consente l’anonimato, un macchinist­a delle Ferrovie Nord ha postato la foto dei display del suo treno che rilanciava­no in ogni carrozza la scritta «Stop omofobia».

Le Regioni hanno tutto il diritto di partecipar­e al Family Day. È la sinistra a contrappor­re le piazze Giovanni Toti (Forza Italia)

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Luci accese Baci contro la scritta «Family Day» sul Pirellone

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