Corriere della Sera

Avvertimen­to di Lagarde sui rifugiati «È in gioco il patto di Schengen»

Il direttore Fmi: gli immigrati? Spinta al Pil dello 0,2%. Per Berlino si arriva allo 0,5%

- DALLA NOSTRA INVIATA @16febbraio Giuliana Ferraino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La crisi dei rifugiati? O la va o la spacca. Con Schengen l’Europa si gioca la sopravvive­nza», afferma Christine Lagarde, managing director del Fondo monetario internazio­nale, esprimendo «un punto di vista personale». E cita l’emergenza dei rifugiati, come una delle due grandi preoccupaz­ioni che gravano sull’eurozona. (L’altra è l’ipotesi di un addio della Gran Bretagna all’Unione Europea, il cosiddetto Brexit). Ma da Mantova il premier Matteo Renzi avverte che non rinuncerà a «difendere l’interesse nazionale nella Ue». Lo scontro tra Roma e l’Europa, dopo una breve tregua, ricomincia in vista della prossima riunione prevista domani a Bruxelles.

La crisi dei rifugiati, che da mesi fa litigare i Paesi Ue alla ricerca di una soluzione sostenibil­e e condivisa, potrebbe trasformar­si in un vantaggio e accelerare la crescita. Spiega Lagarde: «Se il processo di integrazio­ne è condotto in modo logico e organizzat­o nel brevemedio periodo potrebbe essere un fattore positivo: abbiamo stimato che potrebbe tradursi in un aumento medio dello 0,2% del Pil, e arrivare a un incremento dello 0,5% per quei Paesi che sopportano il peso maggiore, come Germania e Svezia».

Berlino ha già previsto in bilancio 6 miliardi per i rifugiati, e potrebbe alzare la posta. Anche il presidente della Bce, Mario Draghi, crede che i profughi, oltre a essere una sfida enorme, possano essere uno stimolo all’economia. La spesa pubblica supplement­are per gestire il flusso di rifugiati potrebbe infatti rivelarsi il più grande programma di investimen­ti pubblici in anni.

La tenuta dell’accordo di Schengen preoccupa però anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. «Se Schengen dovesse crollare sarebbe un colpo molto duro al processo generale di integrazio­ne europea», ha sostenuto ieri a Davos. «Qualcuno oggi ha detto che se Schengen crolla l’euro non avrebbe problemi. Io non sono di questa opinione. La tenuta dell’euro è un problema non solo finanziari­o, ma di fiducia reciproca e di volontà o meno di stare insieme». Il premier Renzi a distanza si associa: «Quando qualcuno fuori dall’Italia immagina di poter affermare che il problema dell’Europa è Schengen e quindi bisogna richiudere le frontiere immaginand­o che questo ci metta al riparo — ha affermato — bisogna avere la forza di dire che chi rimette in discussion­e l’idea di frontiere d’Europa non soltanto fa un passo indietro rispetto alla storia, ma tradisce l’idea stessa di identità europea».

I politici europei hanno sei, massimo otto settimane, per concordare una strategia su come gestire il processo e ricollocar­e i migranti tra i vari Stati dell’Unione, prima che arrivi la primavera e spinga più migranti a lasciare i loro Paesi e cercare di entrare in Europa attraverso Grecia e l’Italia. Una cattiva notizia è arrivata ieri da Vienna: il ministro dell’Interno austriaco, Johanna MiklLeitne­r, ha minacciato la Grecia di una «esclusione provvisori­a» dallo spazio di libera circolazio­ne di Schengen, se Atene non rafforzerà i suoi controlli alle frontiere.

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La numero uno del Fondo monetario internazio­nale, la francese Christine Lagarde, 60 anni
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