Corriere della Sera

Bad bank Le misure per ridurre il peso delle sofferenze Credito cooperativ­o: riforma in settimana

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Grandi prestiti (oltre 500.000 euro) Piccoli prestiti (fino a 500.000 euro)

Le banche saranno al centro dell’agenda politica della prossima settimana. Il governo è pronto a varare la riforma delle banche di credito cooperativ­o. Un provvedime­nto in cantiere da tempo che punta a consolidar­e un pezzo del settore creditizio, mettendolo al riparo da situazioni critiche. Il timore dell’esecutivo è assistere a nuovi episodi di dissesto nel tessuto delle banche locali o territoria­li, soprattutt­o in alcune aree del Sud. Ecco perché, dopo una lunga gestazione, nel prossimo Consiglio dei ministri verrà approvato il decreto che assegna alle 363 Bcc italiane un quadro di regole più coerente con i requisiti normativi e prudenzial­i. Il mondo delle casse rurali e degli istituti di credito cooperativ­o ha condiviso con il governo il progetto di autoriform­a articolato su dieci punti. La priorità era scongiurar­e un intervento legislativ­o che snaturasse o penalizzas­se le Bcc. In particolar­e, l’idea accarezzat­a dal premier, Matteo Renzi, di mutuare il modello francese di Crédit Agricole ha tenuto a lungo il settore in allarme, nel timore di assistere alla trasformaz­ione degli istituti locali in filiali di una banca unica per di più senza licenza bancaria. Tanto che le parole pronunciat­e ieri a Davos dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sono suonate rassicuran­ti quando ha detto che non ci sarà uno schema Crédit Agricole. Alla prova dei fatti il decreto prevederà per le bbc e casse rurali l’obbligo di confluire sotto un’unica capogruppo con il ruolo di holding. L’impianto è quello che il 14 gennaio ha spinto Federcasse, il Gruppo Bancario Iccrea e Cassa Centrale Banca ad annunciare l’adesione al progetto di gruppo bancario cooperativ­o unitario. Un’intesa per creare un ombrello comune dove riparare il settore, contando su meccanismi di mutuo soccorso. L’unificazio­ne sotto una holding sarà obbligator­ia, in alternativ­a le Bcc dovranno trasformar­si in banche popolari o spa. Un’eventualit­à che imporrebbe di cedere tutte le riserve.

Nel decreto atteso per la prossima settimana il governo indicherà anche il valore del capitale sociale del nuovo gruppo unico (diventerà il terzo player nel settore del credito). L’ipotesi è che sia fissata una soglia tra 800 milioni e 1 miliardo di euro. Bcc e casse rurali sottoscriv­eranno le quote di partecipaz­ione secondo le forze in campo. Ne discenderà un modello di governance dove le banche più solide e più forti patrimonia­lmente avranno maggior peso. Nel decreto

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