Corriere della Sera

Il caso dell’ex ministro in platea al convegno dell’ultradestr­a

Mauro all’evento con FN e Alba dorata: «Non condivido ma mi hanno invitato»

- Pierpaolo Lio

La sua partecipaz­ione al convegno dell’ultradestr­a a Milano diventa un caso. «Ma non ho bisogno di patenti di democratic­ità distribuit­e da chicchessi­a: non so se riesco a trasmetter­e quanto sono arrabbiato». È imbufalito Mario Mauro. Senatore, politico di lungo corso, ciellino, prima in Forza Italia, poi nel Pdl, quindi in Scelta civica, ora in Popolari per l’Italia. Per 14 anni europarlam­entare, ministro della Difesa del governo Letta, nel Comitato dei saggi nominati nel 2013 da Napolitano per le riforme, rappresent­ante personale della presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia

e discrimina­zione: il suo nome salta all’occhio nel programma del contestato convegno organizzat­o dall’Alliance for Peace and Freedom, il coordiname­nto dei movimenti di estrema destra di mezz’Europa, dai greci di Alba Dorata ai tedeschi dell’Npd, per parlare di «Siria: guerra al terrore». Con lui, oggi in un albergo del centro di Milano, dove sono state prenotate due sale per i 300 militanti attesi, ci saranno il padrone di casa Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, l’ex presidente del British national party Nick Griffin e la testimonia­nza di Nabil Al Malazi del Syrian Club Polonia.

Le polemiche non mancano. «È grave che si tenga a Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza, ed è ancor più grave che forze dalla spiccata connotazio­ne antisemita si ritrovino a soli tre giorni dal Giorno della Memoria», protesta l’Anpi che, con associazio­ni, sindacati e partiti della sinistra riuniti nel Comitato permanente antifascis­ta, ha chiesto « alle istituzion­i e alle pubbliche autorità di intervenir­e con fermezza per impedire questo ulteriore gravissimo oltraggio». L’invito è a manifestar­e stamattina alla Loggia dei Mercanti, luogo simbolo della Resistenza milanese.

«Andrò a un convegno sulla Siria — si difende Mauro, stupito dal clamore che ha circondato la sua partecipaz­ione all’iniziativa — perché ho l’abitudine di andare dove sono invitato, anche se non condivido, non aderisco e non promuovo le loro idee. E sono stato invitato da un uomo, Fiore, che non ho conosciuto in un oscuro vicolo, ma seduto al Parlamento europeo. Non ho mai pensato quindi di rivedere la mia decisione, proprio perché sono convinto delle mie idee e perché sono certo che per ottenere un migliorame­nto in Siria serve il coraggio di confrontar­si con tutti». La sua storia politica, rivendica, ha «radici solide»: «Sono un cattolico, un popolare, onestament­e conservato­re» si descrive. «Non sono io a dovermi giustifica­re, semmai gli organizzat­ori che dovranno spiegare il motivo dell’invito all’inventore di Mare Nostrum. Io porterò le mie convinzion­i e il mio punto di vista filocciden­tale e filo-Atlantico».

Dietro al clamore, Mauro intravede una regia. «Ci sono interessi politici dietro a tutto questo. Due mesi fa partecipai a un incontro di realtà di destra, sempre a Milano, e nessuno gridò allo scandalo. Forse perché le primarie in città erano ancora lontane. A partecipar­e a questo tipo di incontri — conclude — non provo più imbarazzo di D’Alema quando passeggiò in Libano a braccetto di esponenti di Hezbollah».

Oggi a Milano La protesta dell’Anpi: «Oltraggio da impedire specie a ridosso del Giorno della Memoria»

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