Biden minaccia l’azione militare contro l’Isis. L’ira di Mosca
La situazione in Siria si fa sempre più complicata in vista dell’inizio delle trattative di pace in programma per domani a Ginevra. E di fronte al rischio di un congelamento, gli Stati Uniti assieme alla Turchia ventilano la possibilità di un intervento militare diretto per colpire l’Isis. Naturalmente la Russia non è d’accordo e afferma che le dichiar az i o n i ri l a s c i a te da l vicepresidente Joe Biden ad Ankara «potrebbero essere semplicemente distruttive».
Ma cosa sta succedendo in realtà? La disputa è su come deve essere composta a Ginevra la delegazione dell’opposizione al regime di Assad che si batte anche contro l’Isis. E al centro di tutto ci sono i curdi. In Turchia opera il Pkk, partito armato secessionista, riconosciuto come organizzazione terroristica da Stati Uniti, Europa e, naturalmente, dallo stesso governo turco. E ieri Biden ha riaffermato questa posizione: «Un gruppo terroristico puro e semplice», lo ha definito.
In Siria (e in Iraq) la situazione è però diversa. C’è il Partito Democratico Curdo (Pyd) che chiede con forza di essere ammesso alle trattative di Ginevra. L’ala militare del Pyd, le Unità di Protezione Popolare (Ypg) lottano con successo contro lo Stato islamico anche
La visita Ad Ankara alla vigilia dei colloqui di pace sulla Siria: «Il Pkk è minaccia come Isis»
con l’appoggio aereo (e non solo) degli Stati Uniti. Hanno strappato al Daesh vaste aree che hanno subito dichiarato autonome. Ankara, naturalmente, li considera nemici e si prepara a colpirli, come ha dichiarato tornando da Davos il premier Davutoglu.
Biden ha tentato ieri di cavarsela dando i classici colpi al cerchio e alla botte. Ha definito le azioni del Pkk «assolutamente oltraggiose», ma poi ha aggiunto che se non si avviano concretamente le trattative (e quindi se gli altri gruppi d’opposizione non si dimostrano ragionevoli) gli Stati Uniti sono pronti a scendere sul terreno al fianco della Turchia.
Si tratta di affermazioni che appaiono puramente tattiche, visto che nessuno crede che in questa fase Washington voglia impegnarsi in maniera così diretta.
Ma a Mosca hanno comunque deciso di non farle passare sotto silenzio.