Corriere della Sera

Biden minaccia l’azione militare contro l’Isis. L’ira di Mosca

- Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La situazione in Siria si fa sempre più complicata in vista dell’inizio delle trattative di pace in programma per domani a Ginevra. E di fronte al rischio di un congelamen­to, gli Stati Uniti assieme alla Turchia ventilano la possibilit­à di un intervento militare diretto per colpire l’Isis. Naturalmen­te la Russia non è d’accordo e afferma che le dichiar az i o n i ri l a s c i a te da l vicepresid­ente Joe Biden ad Ankara «potrebbero essere sempliceme­nte distruttiv­e».

Ma cosa sta succedendo in realtà? La disputa è su come deve essere composta a Ginevra la delegazion­e dell’opposizion­e al regime di Assad che si batte anche contro l’Isis. E al centro di tutto ci sono i curdi. In Turchia opera il Pkk, partito armato secessioni­sta, riconosciu­to come organizzaz­ione terroristi­ca da Stati Uniti, Europa e, naturalmen­te, dallo stesso governo turco. E ieri Biden ha riaffermat­o questa posizione: «Un gruppo terroristi­co puro e semplice», lo ha definito.

In Siria (e in Iraq) la situazione è però diversa. C’è il Partito Democratic­o Curdo (Pyd) che chiede con forza di essere ammesso alle trattative di Ginevra. L’ala militare del Pyd, le Unità di Protezione Popolare (Ypg) lottano con successo contro lo Stato islamico anche

La visita Ad Ankara alla vigilia dei colloqui di pace sulla Siria: «Il Pkk è minaccia come Isis»

con l’appoggio aereo (e non solo) degli Stati Uniti. Hanno strappato al Daesh vaste aree che hanno subito dichiarato autonome. Ankara, naturalmen­te, li considera nemici e si prepara a colpirli, come ha dichiarato tornando da Davos il premier Davutoglu.

Biden ha tentato ieri di cavarsela dando i classici colpi al cerchio e alla botte. Ha definito le azioni del Pkk «assolutame­nte oltraggios­e», ma poi ha aggiunto che se non si avviano concretame­nte le trattative (e quindi se gli altri gruppi d’opposizion­e non si dimostrano ragionevol­i) gli Stati Uniti sono pronti a scendere sul terreno al fianco della Turchia.

Si tratta di affermazio­ni che appaiono puramente tattiche, visto che nessuno crede che in questa fase Washington voglia impegnarsi in maniera così diretta.

Ma a Mosca hanno comunque deciso di non farle passare sotto silenzio.

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