Corriere della Sera

Quell’accordo tra svizzeri e Olp per evitare gli attentati

- di Davide Frattini

L’avevano ribattezza­to l’«aeroporto rivoluzion­ario», una vecchia pista militare britannica nel nulla e le sabbie del deserto giordano che il Fronte popolare per la liberazion­e della Palestina aveva trasformat­o in parcheggio del terrore per i jet dirottati sulle tratte internazio­nali. Nel settembre del 1970 trecento passeggeri di cinque voli erano tenuti in ostaggio allo stesso tempo, tra loro quelli dello Swissair 100 partito da Zurigo per New York. La compagnia svizzera aveva già subito un attacco nello stesso anno (47 morti per una bomba piazzata su un volo diretto a Tel Aviv) e un aereo dell’El Al, la compagnia di bandiera israeliana, era stato assaltato prima del decollo da Zurigo. Così il ministro degli Esteri — rivela un libro del giornalist­a Marcel Gyr della Neue Zürcher Zeitung — decise di trattare con l’Organizzaz­ione per la liberazion­e della Palestina di Yasser Arafat: immunità dagli attentati in cambio del sostegno diplomatic­o per il riconoscim­ento internazio­nale e della liberazion­e dei terroristi arrestati. Pierre Graber avrebbe tenuto nascosto i negoziati al resto del governo e di certo i colloqui sono rimasti segreti per gli europei, gli americani e gli israeliani ai quali Berna aveva promesso di non intromette­rsi da sola nella questione degli ostaggi.

I documenti dell’accordo («la resa al terrorismo»: titolano i quotidiani in Svizzera) sono ancora secretati, il governo attuale dice di non saperne niente. Anche l’Italia — negli stessi anni — avrebbe stipulato un’intesa con i gruppi legati ad Arafat, come hanno rivelato Francesco Cossiga, l’ex presidente della Repubblica morto nel 2010, e Bassam Abu Sharif in due interviste al Corriere della Sera nel 2008. L’allora portavoce del Fronte popolare, finito sulla copertina di Time come «il volto del terrore», racconta di aver seguito «personalme­nte le trattative con i servizi segreti» per arrivare a quello che è definito «il Lodo Moro».

Il governo scelse di permettere ai palestines­i «piccoli transiti, passaggi, operazioni, dovevamo solo informare le persone opportune: stiamo trasportan­do A, B, C...» attraverso l’Italia e così lo Stato si «sarebbe risparmiat­o qualche mal di testa, il mio gruppo non è mai venuto meno al patto». In sostanza un’immunità alla Svizzera: dove adesso i parlamenta­ri chiedono l’apertura di un’inchiesta perché a loro sembra oltraggios­a quella stretta di mano con il terrorismo nell’epoca dell’offensiva dello Stato Islamico.

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