«Chaouqui in auto con il pass della zia disabile deceduta»
I pm: fece ricorso per 95 multe. Lei: «Alcune prese quando era viva»
ROMA L’uso disinvolto del documento di una parente morta da anni rischia di mettere ulteriormente nei guai Francesca Immacolata Chaouqui, uno degli otto membri della Commissione d’indagine per gli affari economici della Santa Sede istituita da papa Francesco il 19 luglio del 2013, arrestata con monsignor Lucio Angel Vallejo Balda — altro esponente dello stesso organismo — per le carte trafugate in Vaticano. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio della pierre cresciuta in Ernst & Young con l’accusa di truffa aggravata e falso per aver attraversato la Ztl in centro città con il pass della zia disabile deceduta nel 2008. Un trucco adottato dalla Chaouqui proprio negli anni d’oro della carriera, quando tutti i giorni varcava le porte del Vaticano come componente della «Cosea».
Ad aggravare la sua posizione, il fatto che la 35enne esperta in pubbliche relazioni, unica donna e membro laico del gruppo voluto dal Pontefice, utilizzava già dal 2011 — come ricostruito dal pubblico ministero Margherita Pinto — il pass della zia deceduta. L’ingresso nella Commissione avrebbe, pertanto, dovuto indurla ad abbandonare la pratica per ragioni di opportunità legate, innanzitutto, al suo ruolo nella Chiesa. La circostanza che forse avrebbe potuto convincere la Chaouqui a cestinare quel pass. Ma tant’è.
Come sostiene la Procura nel provvedimento, la donna — che subito dopo la nomina è salita agli onori della cronaca per una serie di controversi cinguettii apparsi sul suo profilo Twitter — continuò a passare per il Tridente sfruttando il documento intestato alla parente defunta. Un’abitudine che, in base agli accertamenti disposti dal magistrato, è proseguita fino all’ultimo giorno di ottobre del 2014.
L’allora membro della Commissione sciolta appena pochi mesi prima, a maggio, potrebbe aver notevolmente ridotto i tempi degli spostamenti passando per il centro storico con il pass scaduto anche quando, il 15 aprile del 2014, fu organizzato il discusso party sulla terrazza della Prefettura degli Affari economici in via della Conciliazione, durante la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.
L’escamotage della Chaouqui era comunque destinato a essere scoperto. La donna entrava nella zona a traffico limitato con il permesso per disabili della zia ma quasi tutte le volte veniva multata perché la targa della macchina non risultava collegata al tagliando intestato alla parente. Di conseguenza, almeno nella maggior parte delle occasioni, scattavano le contravvenzioni. Per la precisione la pierre ne prese 95 durante in tre anni, poco meno di tre al mese. Un salasso. Ed è qui che la Chaouqui ha commesso l’ulteriore errore — almeno secondo il pubblico ministero — che le è costato la seconda imputazione per cui rischia di finire sul banco degli imputati, dove già siede in Vaticano per il processo «Vatileaks 2» con l’accusa di essere uno dei «corvi» che hanno divulgato documenti segreti riguardo alle finanze della Santa Sede. La donna, infatti, ha presentato un ricorso in prefettura contestando dalla prima all’ultima contravvenzione. Peccato che alla base del procedimento amministrativo per cercare di evitare di pagare le multe, la Chaouqui avesse allegato proprio quel documento della zia disabile defunta, ovviamente ormai non più valido. A quel punto il ricorso è stato bloccato e, inevitabile, i funzionari di Palazzo Valentini hanno segnalato la vicenda alla Procura. «Ma alcune multe riguardano cartelle esattoriali di un periodo in cui era ancora in vita mia zia», spiega lei.
Fatto sta che una volta arrivata l’informativa al Palazzo di Giustizia è saltata fuori anche l’altra «anomalia». Sui documenti sarebbe stata riscontrata
La donna al centro dello scandalo Vatileaks è accusata di falso e truffa aggravata
la presenza di timbri falsi per rendere credibile il pass. Nella richiesta di rinvio a giudizio, alla Chaouqui è stato dunque contestato anche il tentativo di far annullare quelle 95 multe utilizzando documenti falsi.
Sono diverse le vicende giudiziarie in cui è coinvolta la pierre. Oltre all’indagine della giustizia vaticana, Chaouqui è indagata insieme al marito Corrado Lanino e all’ex funzionario di Palazzo Chigi, Mario Benotti, con le accuse di associazione per delinquere e induzione alla concussione: avrebbe tra l’altro minacciato Berlusconi di far accogliere le richieste di rogatoria nei suoi confronti.
Lei intanto, nei giorni scorsi, ha annunciato che sta preparando un libro dove racconterà la sua «verità» sulla vicenda Vatileaks.
Le accuse