A misura di famiglia
Cambiano i ruoli tra genitori e le ambizioni (degli uomini) sono diverse da quelle di ieri: ecco perché vanno ripensate anche le regole del lavoro
Cambiare
DAVOS «Perché siamo in grado di inventare la driveless car, l’auto che si guida da sola, ma non riusciamo ad applicare la nostra creatività e le nuove tecnologie che promettono di rivoluzionarci la vita per innovare il posto di lavoro e adattarlo alle esigenze di una famiglia che cambia?», chiede Kate Marie Sigfusson, 30 anni, americana, un figlio di 21 mesi e un secondo in arrivo a giugno, fondatrice e ceo di Babies4babies, una startup che ha creato a Chicago due anni fa. «Io do la stessa importanza alla famiglia e alla carriera, penso che sia tempo di ridisegnare le regole del lavoro», afferma.
L’ingresso della donna nel mondo del lavoro, e la sua fuoriuscita a causa della maternità, l’invecchiamento della popolazione che comporta la cura
La politologa Slaughter: riconoscere che gli uomini sono padri come le donne madri
dei genitori anziani, l’adozione da parte di genitori dello stesso sesso sono alcune delle nuove sfide che mettono in crisi non soltanto l’organizzazione del nucleo familiare, con un necessario cambiamento del ruolo di chi porta a casa la pagnotta, il «breadwinner», come dicono gli americani, ma impongono anche un’evoluzione delle norme e delle aspettative sul posto di lavoro.
Il Giappone, che ha il più basso tasso di natalità al mondo ma una delle popolazioni più vecchie, con ritardo sta cercando per legge soluzioni per invertire la tendenza. In aprile entrerà in vigore «una legge che impone alle aziende con più di trecento dipendenti di riservare una certa quota di assunzioni alle donne, e il governo prepara una riforma fiscale che garantisce un trattamento preferenziale per incoraggiare la convivenza di tre generazioni sotto lo stesso tetto», spiega Yasuhisa Shiozaki, ministro della Sanità, del lavoro e del welfare giapponese. Tra le priorità c’è inoltre un provvedimento per la creazione di asili nido aziendali.
Gli studi dimostrano che quando le donne lavorano, l’economia cresce di più e le aziende sono più produttive. Eppure cambiare le regole sembra difficilissimo. Secondo l’ultimo Global Gender Gap Report pubblicato dal World Economic Forum, serviranno 81 anni per azzerare le distanze tra uomo e donna. Ma ci sono azioni che, se adottate subito, possono accelerare i tempi. «Per arrivare alla parità di genere, essenziale per la nostra società e la democrazia, dobbiamo fare due cose», sostiene Anne-Marie Slaughter, 55 anni, due figli, presidente e ceo della Fondazione New America, professoressa di politica internazionale all’Università di Princeton ed ex direttrice della pianificazione politica al Dipartimento di Stato americano sotto Hillary Clinton, il «lavoro dei sogni» che ha lascito per le difficoltà a conciliarlo con la famiglia, come racconta nel celebre saggio pubblicato sull’Atlantic «Perché le donne non possono avere tutto». «Innanzitutto dobbiamo valorizzare il lavoro di chi si prende cura degli altri, un compito affidato tradizionalmente alle donne e che, da quando lavorano, svolge qualcun’altro: la cura dei figli, di anziani, disabili o malati. E dobbiamo valorizzarlo anche quando viene svolto dagli uomini. La seconda cosa da fare è cambiare il ruolo degli uomini come abbiamo cambiato quello delle donne. Non possiamo avere una rivoluzione a metà. Non possiamo portare le donne in ufficio e non riconoscere che gli uomini devono essere molto più coinvolti a casa», spiega al Corriere.
Il cambiamento può non passare da un intervento pubblico. «Le aziende possono fare molto per l’uguaglianza di genere: la cosa più importante è riconoscere che gli uomini sono padri, tanto quanto le donne sono madri. E che anche gli uomini hanno bisogno di periodi parentali, di lavoro flessibile e part time per prendersi cura dei propri figli o di altri membri della famiglia. Non è più possibile che la cura degli altri sia soltanto un lavoro delle donne». Oggi si parla molto di smart work: può aiutare? «Dobbiamo rivoluzionare il posto di lavoro come stiamo rivoluzionando la nostra economia — valuta Slaughter —. Possiamo lavorare in molti posti diversi: a volte in ufficio, altre da casa. Possiamo lavorare part time, lavorare meno ed essere più produttivi. L’idea che “di più è meglio”, è sbagliata: una persona molto efficiente può fare in sei ore il lavoro di otto, o lavorare una parte del tempo da casa e una parte in ufficio. Perciò dobbiamo sperimentare tutti i modi possibili. Non possiamo avere un’organizzazione ferma alla metà del Ventesimo secolo».
Ma Slaughter è ottimista: «I giovani uomini vogliono vite molto diverse, vogliono essere coinvolti di più in famiglia come hanno sempre fatto le donne. E abbiamo bisogno sia degli uomini che delle donne nella forza lavoro per far crescere l’economia. Io ho fiducia».