Corriere della Sera

Nella grande partita in banca rientra l’opzione MontePasch­i

I colloqui Bpm-Banco. I piani dell’Ubi. E quell’ipotesi (a tre) per Siena

- Sergio Bocconi

Il Montepasch­i è sempre più al centro del risiko bancario. Dopo le paurose oscillazio­ni in Borsa dei giorni scorsi e le dichiarazi­oni del premier Matteo Renzi, favorevole a una soluzione italiana («ma la migliore sarà quella che deciderà il mercato»), circolano con insistenza ipotesi che potrebbero vedere un’operazione definita di sistema, anche allargata a più istituti domestici.

Se i rumor, quando i titoli sono stati sotto pressione, riguardava­no più un intervento estero (ma Santander venerdì e ieri Bnp Paribas hanno dichiarato di non voler commentare voci di mercato), nelle ultime ore sembra profilarsi l’ipotesi di un’operazione a tre fra Ubi, Bpm e Mps, che darebbe vita a uno dei principali gruppi bancari italiani. E siccome nei giorni scorsi sembrava molto vicina l’aggregazio­ne fra Bpm e Banco Popolare, con un tentativo di rilancio mancato da parte di Ubi, altri scenari dipingono il possibile ritorno in campo anche della banca veronese a favore sempre di un triangolo con Bpm e Mps.

Monte dei Paschi ha un «valido piano industrial­e» e fondamenta­li molto buoni, ma non è mio compito» interferir­e nel processo di fusioni e acquisizio­ni», ha detto ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che martedì a Bruxelles incontrerà il commissari­o alla Concorrenz­a Ue Margrethe Vestager, alla vigilia dunque della riunione di governo sul cui tavolo ci saranno anche misure per alleggerir­e il peso delle sofferenze bancarie.

«Al consiglio dei ministri della prossima settimana ci sarà un insieme di misure relative al sistema bancario», ha detto ancora Padoan, spiegando che le misure dovrebbero comprender­e «un’autoriform­a del credito cooperativ­o» con l’aggregazio­ne intorno a un gruppo simile al Crédit Agricole francese, e ulteriori misure per facilitare lo smaltiment­o dei crediti deteriorat­i.

Se comunque al centro del risiko c’è il Monte Paschi, che oggi capitalizz­a circa 2 miliardi contro i 3,6 di inizio anno, decisiva sembra la posizione dell’istituto che le ipotesi pongono come l’altro soggetto comune, cioè la Popolare di Milano,

sulla quale l’amministra­tore delegato Giuseppe Castagna è intervenut­o con una operazione di pulizia riconosciu­ta dal mercato come molto severa ed efficace: il cosiddetto Texas ratio (cioè il rapporto fra crediti deteriorat­i netti e il patrimonio) è pari all’86,7% (sotto quota 100 è considerat­o positivo) e l’indice di copertura delle sofferenze è pari al 55%.

Insomma, le ipotesi vedono comunque perno proprio Bpm “banca sana”. L’istituto replica solo con un «no comment», ma Castagna sembra concentrat­o sull’operazione di aggregazio­ne a due con il Banco Popolare, piuttosto avanzata, anche se pare restare valido l’interesse di Ubi.

Proprio Castagna, qualche tempo fa, parlando di aggregazio­ni fra banche popolari, ha detto che fusioni a tre sono «molto difficili». Certo, qui il quadro è diverso, visto che non si tratta di tre banche della stessa “categoria”, tuttavia una fusione nel credito a più di due soggetti è comunque da sempre considerat­a una missione pressoché impossibil­e. E un’operazione in due puntate, cioè con due aggregazio­ni successive, sembra richiedere tempi forse troppo lunghi in relazione alle urgenze che appaiono dettare un consolidam­ento che riguardi Siena.

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