Corriere della Sera

Mancini preferisce Herrera a Sarri «Supererò Helenio»

«Caso chiuso, penso al Carpi. E resterò qui»

- Monica Scozzafava Alessandro Pasini

Da Maurizio Sarri a Helenio Herrera il salto, storico e simbolico, è enorme, ma forse è un buon modo per chiudere le polemiche e riaprirsi al futuro con un mezzo sorriso. «C’è stato un comunicato, la questione è chiusa», dice Roberto Mancini a proposito della Sarreide appena si siede per la conferenza su Inter-Carpi. Poi, a domanda su quanto durerà questa sua seconda storia nerazzurra, spiega: «Non sapevo di essere solo dietro a Herrera come numero di panchine all’Inter (283 a 366, ndr). È un grande onore, vorrei cercare di raggiunger­lo».

Il Nostro vuole invitarci a non perdere tempo con le illazioni: lui giura che la notte del San Paolo non ha cambiato i suoi rapporti col calcio italiano né ha alimentato la sua nota nostalgia della Premier League. Maurizio Sarri (foto) prova ad archiviare la polemica con Roberto Mancini. La sfida di Coppa Italia con l’Inter ha insegnato al tecnico del Napoli due cose: una di campo, l’altra comportame­ntale. La sconfitta è stata figlia di scelte sbagliate di giocatori a gara in corso, mentre l’amaro dopo partita frutto di un carattere troppo istintivo che lo stesso Sarri vuole imparare a moderare. «Sono passato per razzista e omofobo, accuse prive di Quanto alla Nazionale, «nessuno mi ha mai avvicinato. Preclusion­i per Tavecchio e Lotito? Non li conosco, perciò sarebbe sbagliato averne. Ora pensiamo all’attualità e al prossimo anno. Poi, quando i contratti scadranno, si vedrà».

Se un caso è chiuso, un campionato resta aperto, e conviene concentrar­si sul Carpi. E poi sulla Juve in Coppa. E poi sul derby. Tre partite in una settimana che possono indirizzar­e un cammino che fin qui Mancini vede come positivo perché «nessuna squadra ci è davvero stata superiore, a parte l’episodio con la Fiorentina». Giusto. Eppure, quelli che il tecnico chiama «i passaggi a vuoto di Lazio e Sassuolo» nelle ultime due partite a San Siro un po’ inquietano, soprattutt­o se incrociati con altri dati interessan­ti: 1. l’Inter Fedelissim­o Roberto Mancini, 51 anni, al suo secondo

mandato all’Inter dopo

quello fra il 2004 e il 2008, è il secondo

allenatore come numero

di presenze sulla panchina nerazzurra (283) dopo

Helenio Herrera (366) (Getty Images) fondamento. Ma per natura sono un sanguigno e diventa difficile controllar­mi in momenti di tensione. Ho sbagliato e mi sono preso le responsabi­lità. Purtroppo la strumental­izzazione è dietro l’angolo». Mancini ha accettato le scuse e attraverso Le Iene c’è stato anche lo scambio tra i due di maglia (azzurra) e sciarpa (nerazzurra). Con l’Arcigay la questione è risolta: ieri pomeriggio al Gay pride napoletano il coro da stadio «Un ha fatto solo 4 punti nelle ultime 4 partite; 2. Il Carpi 7 nelle ultime 3; 3. Nelle ultime 5 gare di campionato l’Inter non ha mai fatto più tiri in porta degli avversari. Ecco perché il Mancio dice che «queste sono le partite più pericolose, credi che siano facili e invece...».

La via da perseguire, si capisce, è quella di Napoli, dove giorno all’improvviso» è stato mutuato dal corteo delle associazio­ni Lgbt. Resta la querelle con la Democrazia cristiana. E Sarri proverà a ricucire: in settimana incontrerà un ex esponente della Dc a Castel Volturno. Oggi però c’è la Sampdoria. «La squadra non è stata coinvolta più di tanto da questa vicenda. Mi aspetto una risposta importante». l’Inter ha giocato una delle gare più belle dell’anno, e non quella di Bergamo, dove si è balbettato calcio bolso e incomprens­ibile. Il tutto è facile a dirsi, meno a farsi, e ancora meno facile è capire con chi farlo. «Le prossime saranno tutte partite importanti — dice Mancini —, tutti i giocatori verranno impegnati ma la gara più importante è questa». Su di essa pesano i 4 diffidati (Kondogbia, Melo, Miranda e Medel) e il rischio di perderne qualcuno col Milan. «Ma se accadrà pazienza » , sospira il Mancio, salvo poi ammettere che Miranda, la pietra angolare della miglior difesa del campionato assieme ad Handanovic, potrebbe riposare, mentre resta un’incognita la strana coppia Icardi/Jovetic.

Più chiaro, allora, è lo scenario di mercato. In difesa, se partirà Ranocchia, potrebbe scattare anche una soluzione «Lavoro già per l’Inter del futuro. Guarin? Ho un debole per lui» Ma non lo convoca

No alla Nazionale

interna (Medel o D’Ambrosio). Se invece se ne andrà Guarin verrà rimpiazzat­o, magari con Soriano. Mancini prima ha ammesso di «avere un debole per Guarin», poi per oggi non lo ha nemmeno convocato. Un segnale che più forte non si può. Quanto a Lavezzi, rimane un sogno per l’estate: «Attaccante forte, moderno, l’ideale per aiutare una squadra giovane come la nostra». E pure il suo allenatore, che sarà Helenio Mancini. Lo ha detto lui.

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